Tra il 2008 e il 2017 i negozi in Italia si sono ridotti del 10,9%, quasi 63mila in meno ma il fenomeno delle chiusure è più grave nei centri storici tanto che la contrazione risulta addirittura dell’11,9%. È quanto emerge dallo studio “Demografia d’impresa nei centri storici italiani” della Confcommercio condotto su un campione di 120 città medio grandi. In potenziale declino commerciale risultano i centri storici, tra gli altri, di Bari, Genova, Venezia, Reggio Calabria, Messina e Cagliari. In particolare, a soffrire di più sono stati librerie, negozi di giocattoli, abbigliamento e scarpe, in molti casi dirottati sui grandi centri commerciali, mentre bene vanno le cose in particolare per computer e telefonia e farmacie.
Le peggiori contrazioni dei negozi con sede fissa investono i settori tradizionali (ma non l’alimentare) mentre sono in crescita ICT e farmacie (cambiamento dei gusti: più salute e tecnologia). Si nota, invece, una crescita impetuosa della ristorazione, dei bar e alberghi del 17%. Quanto al commercio ambulante si segnala una crescita dell’8,7% con al Nord ruolo di supplenza (sostituzione ordinata) rispetto alla sede fissa; al Sud evidenze concentrate di fenomeni patologici (Palermo +259%).