Un appello ai magistrati baresi perché intervengano sul “rischio di legalizzare il favoreggiamento della prostituzione” è stato lanciato questa mattina da una ex vittima del racket della prostituzione che ha manifestato dinanzi al palazzo di giustizia di via Nazariantz a Bari.
Adelina Sejdini, 42enne di origini albanesi, vive da alcuni anni a Brindisi. Circa 18 anni fa, dopo essere stata sequestrata, violentata e venduta, è arrivata in Italia dove per alcuni anni è stata vittima del racket della prostituzione. Da quando ha deciso di ribellarsi, “salvata dalle forze dell’ordine che considero i miei angeli e la mia famiglia”, dice raccontando la sua storia, si occupa di mediazione culturale ed è attivista di un’associazione impegnata nel recupero delle vittime della tratta e della prostituzione.
Oggi ha deciso di manifestare dinanzi al Tribunale Penale di Bari contro la decisione presa nei giorni scorsi dalla Corte di Appello di inviare gli atti del processo escort (quello sulle donne portate dall’ imprenditore Gianpaolo Tarantini nelle residente dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi perché si prostituissero) alla Corte Costituzionale per valutare la legittimità di alcuni articoli della legge Merlin. Adelina ha manifestato con una maglia su cui ha fatto stampare una foto di Falcone e Borsellino, si è dipinta sul volto i numeri delle vittime di tratta e una bandiera dell’Italia e ha preparato un cartellone con i suoi “no alla modifica della legge Merlin, alla legalizzazione delle case aperte e al racket della prostituzione”. “Oggi in Italia ci sono più di 120 mila donne vittime della tratta, – dice Adelina – ed è inaccettabile che si renda legittimo il comportamento di chi ‘aiutà le prostitute nel loro lavoro. Chi indossa la toga per me rappresenta una speranza di legalità, ma ora sono senza parole”.