“Ferrotramviaria ha ucciso 23 persone, Regione stop alla concessione”: si racchiude in queste parole l’appello lanciato questa mattina da alcuni parenti delle 23 vittime che il 12 luglio del 2016 hanno perso la vita nello scontro frontale tra due convogli sulla tratta a binario unico Andria-Corato gestita dalla Ferrotramviaria.
Proprio di fronte agli uffici della società ferroviaria, dopo essersi spostata dalla sede del Consiglio regionale, si è svolta la protesta, con striscioni che accusavano anche di “indifferenza” l’assessore regionale ai Trasporti, Antonio Nunziante, da parte di 15 familiari delle vittime riuniti nell’associazione strage treni “Astip”. Ha partecipato, ma in maniera autonoma, anche Anna Aloysi, che nell’incidente ha perso sua sorella Maria. A parlare a nome dell’Astip è stata la portavoce, Daniela Castellano, figlia di Enrico, morto nel terribile impatto. “Il primo appello fortissimo che facciamo alla Regione Puglia – ha detto – è togliere la concessione a Ferrotramviaria, perché ha causato 23 morti che non si possono nascondere”. Castellano ha aggiunto che dalla “relazione della commissione del Senato per le morti sul lavoro è risultato che la Regione Puglia aveva autorizzato nel 2002 un Accordo di programma per il famoso ‘conta assì sulla tratta Ruvo-Barletta, che avrebbe potuto evitare benissimo quell’incidente. Ma questi soldi sono stati dirottati per l’acquisto di due treni, con l’autorizzazione della Regione nel 2011”. “Quindi – ha rilevato – la Regione non solo era conoscenza della mancanza di sicurezza, non solo ha permesso di non rendere sicuro quel binario, ma ha anche firmato l’autorizzazione per spendere quei soldi dei contribuenti destinati alla sicurezza dei cittadini, per comprare due treni”.
“Per 23 persone noi stiamo piangendo e ci sarà un processo – ha proseguito – ma tutti i cittadini pugliesi meritano dalla Regione la tutela della sicurezza, cosa che adesso non c’è”. Quanto alle indagini della Procura di Trani, Castellano ha concluso che “si sono chiuse e ora aspettiamo il rinvio a giudizio, che è quello per cui ci batteremo fino all’ultimo”.