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Bus e treni in ritardo, sovraffollati e fatiscenti: ecco come viaggiano gli studenti pugliesi – VIDEO

Pubblicato da: Daniele Leuzzi | Gio, 21 Dicembre 2017 - 13:15

Gli studenti pendolari pugliesi non sono soddisfatti dal servizio di trasporto pubblico. E’ quanto emerge dall’inchiesta che ha coinvolto 3 mila giovani under 35 (tra scuola superiore e università) promossa dalla Rete della Conoscenza, l’organizzazione cui aderiscono Link-coordinamento universitario e Unione degli studenti.

Per l’85,4 per cento degli intervistati i mezzi pubblici sono fatiscenti. L’83 per cento viaggia in piedi negli orari di punta in autobus e treni sovraffollati. L’82,4 per cento degli studenti ritiene che i costi non siano adeguati al servizio offerto. Sotto accusa anche le mancate misure di tutela e sostegno del diritto allo studio (53,1 %) e i ritardi cronici (dai 10 ai 20 minuti) negli orari di punta di ingresso e uscita dai luoghi della formazione (56,3%). Il 55,7 % racconta che la fascia oraria serale h. 22-24 non è coperta da frequenti corse extraurbane.

Un terzo degli intervistati dichiara che costo degli abbonamenti incide mediamente sul bilancio familiare e per 387 studenti del campione i costi sono quasi insostenibili. A poco più di un anno dall’avvio della campagna Prossima Fermata, la Rete della Conoscenza ha inviato una prima richiesta al consiglio regionale della Puglia, firmata dagli studenti ma anche da CGIL Puglia e Filt-Cgil Puglia. “Il diritto alla mobilità va finanziato – spiega Sara Acquaviva, coordinatrice Rete della Conoscenza Puglia – già il Tu per i trasporti (L.R. n.18/2002) prevede agevolazioni tariffarie per specifiche categorie e un’agevolazione del 10% su tutti gli abbonamenti. Sulla scia di esperienze virtuose già attivate in altre regioni (es. Lazio, Campania) riteniamo indispensabile alzare il sostegno economico al 30% della tariffa abbonamento per agire con incisività ed immediatezza sul fenomeno sempre più crescente in regione delle marginalità sociali, delle migrazioni dei giovani al nord, dei neet che sono aumentati del 31% in un anno (2016)”, conclude Sara Acquaviva.

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