Avrebbe ucciso il rivale in amore “prestandosi superficialmente al gioco” della sua ex moglie “sperando che potesse essere utile a riottenere la donna”. Lo scrive lo psicopatologo forense Roberto Catanesi nella perizia psichiatrica disposta dal Tribunale di Bari sul 40enne Crescenzio Burdi, imputato per l’omicidio premeditato dell’operaio 28enne di Toritto Stefano Melillo, il cui corpo senza vita fu trovato in un pozzo all’interno di un casolare abbandonato adiacente al campo sportivo di Binetto (Bari) il 13 giugno 2016. A riportare la notizia l’Ansa.
Nel processo con rito abbreviato che si sta celebrando dinanzi al gup Rosa Anna Depalo, Burdi risponde anche di occultamento di cadavere. Per concorso morale nell’omicidio in qualità di istigatrice è imputata anche la 29enne Addolarata Cuzzi, compagna della vittima e ex moglie dell’assassino. Secondo le indagini dei Carabinieri la donna, per porre fine alla relazione con Melillo, avrebbe convinto il marito ad ucciderlo.
La ricostruzione
La donna lo avrebbe attirato nel campo sportivo con una scusa e poi il marito lo avrebbe prima strangolato con una corda, poi colpito alla testa con una spranga di ferro e infine con un grosso masso causandone il decesso. Burdi si sarebbe quindi disfatto del cadavere gettandolo in una cisterna dopo aver tentato di dargli fuoco. Su richiesta del difensore di Burdi, l’avvocato Francesco Regina, è stata disposta una perizia psichiatrica che è stata discussa oggi in aula alla presenza del professor Catanesi.
L’imputato è stato ritenuto capace di intendere e volere ma “la spiegazione del suo coinvolgimento – scrive Catanesi – è tutta nella relazione e nella sua ‘dipendenza’ dalla Cuzzi, nel desiderio di tornare con lei e nel bisogno di assecondarla”. La donna, secondo il perito, “sapeva come fare per ‘incendiare’ la sua emotività (dell’ex marito, ndr)”. Si tornerà in aula il 13 aprile 2018 per le richieste di condanna e la sentenza.