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Bari, dal fallimento dell’auto elettrica Tua all’incognita cassa integrazione: la vertenza ex Om raccontatata da Tomasicchio Fim

Pubblicato da: Gino Martina | Ven, 15 Dicembre 2017 - 14:00

“Martedì prossimo avremo un incontro con il liquidatore della Tua, l’azienda che avrebbe dovuto rilanciare lo stabilimento, per la firma dell’accordo sul rinnovo della cassa integrazione in deroga. È un passo decisivo per dare ossigeno ai lavoratori”.

Il 19 dicembre diventa così una data cruciale per i 200 lavoratori dell’ex Om carrelli di Bari e le loro famiglie. A chiarire la situazione, difficile, drammatica, è Massimo Tomasicchio, segretario Fim Cisl. La vertenza deve passare attraverso le “Forche caudine” di un difficile accordo nelle mani di una figura nominata dal tribunale di Torino, dopo che la Tua ha depositato nella cancelleria i libri contabili gravati dai debiti dei fornitori accumulati in questi mesi, e da un emendamento che la Regione ha richiesto sulla normativa legata al riconoscimento dell’ammortizzatore sociale.

Cosa vi aspettate possa accadere?

“La situazione è drammatica, è inutile nasconderlo. Noi nel frattempo abbiamo già firmato l’accordo con la Regione. Il liquidatore dell’azienda si è preso qualche giorno di tempo, ma martedì dovrebbe firmare. Poi, si dovrà sperare nell’approvazione dell’emendamento a Roma entro il 22 dicembre, data di scadenza della cassa integrazione in deroga, per la proroga. C’è di fatto un ostacolo normativo, perché per rifinanziare la cassa in deroga c’è bisogno di un progetto di rilancio dell’attività industriale. Regione e Task force sono al lavoro per far riconoscere anche al curatore fallimentare di Tua il ruolo di figura in grado di poter cercare alternative valide per lo stabilimento”.

Alcuni lavoratori hanno contestato il sindaco di Bari Decaro la scorsa settimana durante  l’inaugurazione della ruota panoramica sul lungomare. L’accusa è che le istituzioni avrebbero dovuto sapere della situazione degli investitori. È così?

“Noi purtroppo conosciamo solo quanto ci ha informato l’azienda. Loro hanno dichiarato di avere avuto un accordo di riservatezza col fondo russo Renova e che il 6 dicembre lo stesso fondo ha deciso di mollare perché cercava un progetto che ambisse a concorrere con sementi alti dell’auto, come Mercedes e altri colossi. Questa è la spiegazione che ci è stata data. L’azienda un minuto dopo è andata in tribunale dopo aver accumulato una serie di debiti con i fornitori visto che il progetto doveva essere operativo da settembre con la partenza della formazione. Del resto noi non sappiamo neanche la vera motivazione perché Lcv capital management, il fondo americano, abbia mollato a maggio”.

In questa situazione l’esasperazione dei lavoratori è più che comprensibile

“Questa ennesima delusione, arrivata dopo la firma dei contratti di assunzione a tempo indeterminato un anno fa è stata davvero una mazzata, la peggiore rispetto alle precedenti che avevano visto sfumare i progetti di riconversione industriale ancora in divenire. Ripeto, per ora dobbiamo ottenere questa boccata di ossigeno. La Regione è ancora convinta di poter portare avanti il progetto dell’auto elettrica e sta lavorando in questo senso. Le risorse ci sono, visto che Invitalia aveva messo a disposizione 36 milioni di euro e lo stesso ente due. Ma ora la data cruciale è quella di martedì”.

I lavoratori come seguiranno quella giornata?

“Lo stesso giorno una loro delegazione visionerà lo stabilimento, dopo l’uscita di alcune notizie che parlano di materiali portati via in questi mesi. Il sopralluogo ci sarà la mattina, al pomeriggio, poi, ci sarà incontro con il liquidatore di Tua per firmare l’accordo di deroga, necessario per il passaggio successivo”.

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