Per la stagione della compagnia Diaghilev al Teatro van Westerhout di Mola di Bari, lunedì 20 novembre (21), Astragali Teatro presenta «Cantico dei cantici per lingua madre» per la drammaturgia e regia di Fabio Tolledi che, con Roberta Quarta e Simonetta Rotundo, è anche tra le voci di questo spettacolo fuori abbonamento. Le musiche dal vivo sono interpretate dall’Ensemble Musica Humana composto dal Kairi Kosk (mezzosoprano), da Natali Bonello (flauti) e Luca Tarantino (tiorba).
Tra i testi più misteriosi e segreti della tradizione sapienziale, presente nella bibbia ebraica e cristiana, incessante canto d’amore dell’amata verso il suo amato e dell’amato verso la sua amata, il “canto assoluto di amore e di conoscenza”, in ebraico Shir hashirim, in latino Canticum canticorum, già nel nome rivela di essere il più sublime di tutti i canti con il suo adagiarsi tra le nuvole. Un sublime che percorre, intatto, la riscrittura in neosalentino, centrata essenzialmente sulla forza sonora della lingua. «Ogni anno – spiega Fabio Tolledi – scompaiono nel mondo oltre 20 lingue madri, una ogni due settimane. Di questo passo nell’arco di un secolo la metà delle 5 mila lingue che si parlano oggi sulla terra saranno estinte. Le parole vivono e muoiono come gli esseri naturali e quando una lingua sparisce non si perdono solo i testi ma muore un modo di comprendere la natura, di ragionare, di percepire il mondo, di metterlo in parole, di dire l’amore. La traduzione del più grande poema d’amore mai scritto, il Cantico dei Cantici, in una lingua madre che abbiamo chiamato neo-salentino va esattamente nel senso opposto: ritrovare una lingua e, insieme, il mondo che in questa lingua dimorava. Diciamo l’amore, la morte, il desiderio, l’illusione, lo smarrimento, tutte figure presentissime nel Cantico, in una lingua arcaica e potente. Una lingua dove il suono è più forte e avvolgente del senso».