“Oggi, dopo avere acquisito la scheda nulla che contiene la diffamazione aggravata in mio danno, depositerò la querela e nei prossimi giorni chiederò ai colleghi di sottoporsi spontaneamente a perizia calligrafica, nella mia stanza in Comune alla presenza di un consulente esperto”.
Lo annuncia la consigliera comunale di Bari Irma Melini nei cui confronti nei giorni scorsi un collega ha scritto un insulto sessista su una scheda durante una votazione a scrutinio segreto. Il plico sigillato con le 23 schede del voto è stato aperto oggi pomeriggio dal segretario generale del Comune, Donato Susca. Il presidente del consiglio comunale, Pasquale Di Rella, ha chiesto un parere all’Avvocatura comunale sulla possibilità dei 23 consiglieri di rinunciare alla segretezza del voto, come chiesto da Melini stessa.
Melini ringrazia “il presidente del Consiglio comunale, Pasquale Di Rella, che oggi è stato il primo a manifestare la propria disponibilità alla perizia e che ha invitato tutti i colleghi a seguire il suo buon esempio”. “Il mio appello è ancora ad Antonio Decaro, sindaco di Bari, rappresentante di tutti noi eletti in Italia, affinché sia la politica e non la magistratura a risolvere internamente questo gravissimo atto, trovando quanto prima il colpevole, e ripristinando la dignità della nostra amata Istituzione”. “Resto ferma – aggiunge – sulla assoluta condanna di quanto accaduto, che non riguarda solo me, ma tutte noi donne esposte in politica, nelle istituzioni e in ogni lavoro. La non cultura sessista e’ ancora imperante e si annida in ogni angolo della nostra società”. “Per questo – conclude – a chi stamane ha scritto anche solo su un social o incautamente detto in qualche corridoio del Comune, che la scheda oltraggiosa è opera mia, risponderò con una denuncia-querela, con la precisa scelta di devolvere il risarcimento del danno in favore di un centro comunale antiviolenza”.
La scheda incriminata è stata acquisita nel pomeriggio di oggi, 16 novembre, e “da un primo esame, ovviamente non tecnico, le scritte sono tutte in stampatello, la calligrafia che giudicherei bella, sembrerebbe riconducibile ad un’unica persona, e a differenza del mio voto è scritta a matita, mentre io ho utilizzato la penna”, spiega Melini. “Sto verificando se posso diffondere l’immagine della scheda, unica prova oggi in mio possesso, anche perché mi sembra evidente che l’unica priorità oggi sia disporre la perizia. Quindi, a breve contatto una consulente segnalatami per programmare quanto prima il confronto con i colleghi che decideranno spontaneamente di prestarsi al riconoscimento. Resto in attesa, come richiesto da me ufficialmente, delle riprese video dell’Assemblea, di un modulo compilato a stampatello all’inizio del mandato da tutti i consiglieri, utile a confrontare la calligrafia, e di una risposta da parte di Decaro, che auspico dia impulso alla risoluzione in tempi brevissimi di quanto accaduto. Inutile dirvi che cerco ovunque documenti con le firme dei miei colleghi per compararle, non avrà nessun valore la mia perizia, ma visto che il colpevole non si fa avanti, lo inseguo io”.