Istruzione, lavoro, salute e abitazione. Sono i quattro assi di intervento prefissati dal Governo, sui quali si basa il Piano d’Azione locale per l’inclusione sociale delle persone Rom, Sinti e Caminanti, approvato dalla Giunta comunale di Bari su proposta dell’assessore al Welfare, Francesca Bottalico. Il piano è stato redatto secondo la strategia nazionale d’inclusione delle stesse comunità sul territorio comunale, in attuazione della comunicazione della Commissione europea n.173 del 2011 “Quadro dell’UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020”.
Gli obiettivi individuati consistono nella promozione della parità di trattamento e dell’inclusione economica e sociale di Rom, Sinti e Caminanti, in un miglioramento duraturo e sostenibile delle loro condizioni di vita e nell’esercizio e pieno godimento dei diritti di cittadinanza garantiti dalla Costituzione.
Sono circa 350-400 le persone riconducibili a tali comunità presenti sul territorio comunale, provenienti prevalentemente dalla Romania e dai paesi della ex Jugoslavia, in particolare dalla Bosnia, e distribuiti tra sei-sette insediamenti, uno dei quali (in via Santa Teresa 1, a Japigia) autorizzato nel 2006, con delibera di giunta n. 267, per la sperimentazione di un progetto pilota finalizzato all’integrazione delle famiglie Rom presenti.
Per elaborare una strategia innovativa e integrata di politiche sociali, l’amministrazione comunale ha avviato, negli ultimi anni, anche diverse esperienze di integrazione sociale e scolastica delle famiglie e dei bambini rom con risultati molto positivi: la città di Bari, infatti, partecipa dal 2013 al progetto nazionale per “l’inclusione e l’integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti” promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e svolto, in collaborazione con il Ministero dell’Università e della Ricerca, in 12 città italiane. Tale progetto si è rivolto complessivamente a 192 famiglie presenti nel campo attrezzato ubicato nel quartiere Japigia – Torre a Mare, coinvolgendo quasi 200 tra operatori scolastici.
Pertanto, il Piano di Azione Locale si inserisce in un percorso di inclusione sociale delle popolazioni rom, sinti e caminanti nei vari aspetti della vita quotidiana, cominciato diversi anni fa, e prevede una serie di interventi, tra cui: il rafforzamento del lavoro dell’istituzione scolastica con l’accompagnamento e il coinvolgimento delle famiglie nel percorso educativo del minore, l’accesso ai servizi locali (sociali e sanitari) e di medicina preventiva, la promozione di percorsi di autonomia delle famiglie coinvolte e della formazione professionale, l’accesso ai corsi di formazione, l’intermediazione tra domanda e offerta di alloggi in locazione.
“L’approvazione del piano – commenta Francesca Bottalico – rappresenta un momento importante che completa un lavoro di coordinamento realizzato con passione e professionalità dalla rete delle istituzioni (Asl, tribunale, provveditorato, scuole, ecc.), dalle associazioni di volontariato laico e cattolico, dal privato-sociale e dai referenti delle principali comunità Rom, che ringrazio e con i quali vogliamo intervenire, laddove possibile, per realizzare sempre più interventi a tutela specialmente del mondo dei minori e delle famiglie. Auspico che il lavoro e le sollecitazioni raccolte ed elaborate come assessorato, insieme a chi lavora quotidianamente su questi temi, possano favorire il coinvolgimento e stimolare tutti gli attori istituzionali affinché vengano avviate tutte le azioni possibili per favorire una vita dignitosa e inclusiva alle famiglie Rom disponibili a costruire un percorso insieme, a partire dalla frequenza scolastica e dalla tutela dei più piccoli. Siamo sicuri che l’Asl, la rete dei medici di base, la scuola possano sostenerci in questa direzione. Nei prossimi mesi proporremo come assessorato un progetto socio-educativo territoriale nell’ambito del progetto nazionale per l’inclusione e l’integrazione dei bambini Rom, al fine di combattere la dispersione scolastica, creare equipe interistituzionali di presa in carico e realizzare esperienze educative attraverso il lavoro sul campo e a scuola degli operatori, coinvolgendo anche la cittadinanza”.