Puglia fanalino di coda nella prevenzione, nelle liste d’attesa e nella lotta al cancro. Il Tribunale del malato e di Cittadinanzattiva bocciano la sanità pugliese, il quadro che emerge dal report dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità è desolante. Il rapporto racconta di una Puglia che arranca: basti pensare che circa il 10% dei pugliesi rinuncia alle cure perché in difficoltà economiche.
Liste di attesa
Le regioni dove un ammalato deve attendere di più per sottoporsi ad un esame o una visita sono Puglia, Abruzzo, Basilicata, Campania e a seguire Liguria e Marche. Le attese più lunghe si registrano soprattutto per la mammografia (in media si va oltre i 140 giorni); la colonscopia con 93 giorni in media e per il semplice elettrocardiogramma (punte di 160 giorni). La Puglia non è tra le regioni considerate “inadempienti” dal ministero della Salute, ma è comunque tra le peggiori. Per quanto riguarda i tempi di attesa per le prestazioni diagnostiche e specialistiche in caso di sospetto tumore, i dati del monitoraggio delle strutture oncologiche evidenziano che al Nord l’80% delle persone in condizione di urgenza accede entro le 72 ore stabilite, rispetto al 72% del Centro e al 77% del Sud. Più brevi i tempi per l’intervento dopo la diagnosi: al Nord il 100% dei cittadini accede entro 60 giorni, al Centro l’88% e al Sud il 77%. Nota dolente la possibilità di sottoporsi alla radio e alla chemioterapia, che al Centro e al Sud viene garantita entro 30 giorni solo nell’84% e nell’86% delle strutture. La Puglia è la regione più indietro: c’è solo 1,71 struttura per ogni milione di abitanti per il servizio di radioterapia (record negativo in Italia assieme alla Campania), mentre per il servizio di oncologia medica ci sono 4,65 centri per ogni milione di residenti (anche in questo caso fanalino di coda).
Prevenzione
La Puglia, assieme alla Campania, è ultima anche per quanto riguarda la copertura vaccinale anti influenza: solamente il 57% degli over65 si è vaccinato nel 2016. Non va meglio sul fronte degli screening oncologici: ad eccezione di Abruzzo, Molise e Piemonte che raggiungono la soglia minima per la quota di residenti che hanno aderito ai programmi regionali, le altre in piano di rientro sono ben al di sotto: Puglia (penultima), Calabria (ultima), Campania e Sicilia, Lazio. La percentuale più alta di donne che ha eseguito mammografie al di fuori dei programmi di screening si registra in Puglia e Lazio (29% entrambe): questo significa che le iniziative pubbliche delle Asl e della Regione non raggiungono tutta la popolazione. Non va meglio sullo screening cervicale: la Valle d’Aosta (77%) si conferma come la regione con più alto numero di donne che eseguono il test nei programmi di screening; Puglia, Campania e Abruzzo vi è la percentuale maggiore di donne che esegue il test al di fuori dei programmi.