“Ruscitti? Abbiamo condiviso questa soluzione, nel rispetto delle norme di legge in materia, chiedendo però la presenza di figure universitarie di supporto”. Così Antonio Felice Uricchio, rettore dell’Università di Bari, dà il placet alla nomina di Giancarlo Ruscitti, direttore del dipartimento Salute della Regione Puglia, a commissario del Policlinico di Bari. La decisione di affidare a Ruscitti la guida dell’ospedale più importante di Puglia, in attesa della nomina di un direttore generale che sostituisca Vitangelo Dattoli, è stata presa cinque giorni fa dalla giunta Emiliano.
L’incontro di ieri fra Uricchio e il governatore Michele Emiliano ha rappresentato anche l’occasione per chiarirsi dopo l’esclusione della facoltà di Medicina e del mondo accademico dalla gestione dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII, che diventerà autonomo, decisa dalla Regione Puglia. Scelta contro la quale Uricchio aveva “tuonato” e che ha rischiato, fra l’altro, sia di escludere l’Università dal nascente polo pediatrico di Bari, sia di compromettere i rapporti tra la componente universitaria e quella ospedaliera all’interno dello stesso Policlinico.
“L’importante – ha precisato ieri Uricchio, dopo l’incontro con Emiliano – è il progetto che accompagni il modello. L’obiettivo è migliorare la qualità dei serivizi per i bambini sia valutando lo scorporo, sia altre soluzioni. E attraverso la collaborazione, l’Università può conservare un ruolo di primo piano”.
Sulla separazione dell’Ospedale Pediatrico “Giovanni XXIII” dall’Azienda Ospedaliero Univeritaria Policlinico di Bari è intervenuto anche Loreto Gesualdo, preside di Scuola di Medicina. Secondo Gesualdo, il “Giovanni XXIII” potrebbe aspirare a divenire il grande polo pediatrico del Mezzogiorno, un ospedale a tutela della salute dei bambini, ad alta specializzazione, a patto che si mettano da parte le fazioni e ci si concentri “sul piano di sviluppo a breve, medio e lungo termine, sui criteri di realizzazione, sulla analisi di scenario per la valutazione dei fattori epidemiologici territoriali, sulla individuazione delle alte professionalità su cui investire, per dare una migliore risposta ai fabbisogni dell’utenza, e su una migliore organizzazione per assicurare maggiore efficacia delle cure”.
Insomma, superare la dicotomia tra ospedalieri ed universitari “attraverso un modello gestionale innovativo, basato sulla selezione di professionisti meritevoli, che attraverso il senso di appartenenza all’azienda, possano favorire una nuova identità della realtà. Bisogna mettere a frutto l’interscambio di esperienze, pensando, soprattutto, al percorso del paziente. Qualora la Regione Puglia decida di dare vita a due aziende distinte – aggiunge Gesualdo – bisognerà innanzitutto, colmare un gap culturale. Le due aziende dovranno sentirsi parte del sistema sanitario regionale ed attuare gruppi operativi interdisciplinari, anche inter-aziendali, per favorire la formazione di una squadra unita dall’obiettivo comune del benessere del paziente”.
L’obiettivo è uno solo: assicurare le migliori cure possibili ai pazienti, la didattica più accurata agli studenti, la dedizione alla ricerca. “Da un osservatorio privilegiato, qual è la Scuola di Medicina, dico, rimbocchiamoci le maniche, ospedalieri ed universitari, sediamoci intorno ad un tavolo con gli uffici della programmazione sanitaria regionale e troviamo in maniera oggettiva la soluzione più idonea e sostenibile per dare voce al “silenzio degli innocenti “, i nostri bambini, che amano la pace e non la guerra.