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Bari, Natuzzi, Transcom e logistica: i nodi del lavoro affrontati da De Razza per l’Usb

Pubblicato da: Gino Martina | Gio, 28 Settembre 2017 - 13:19

“La crisi c’è ancora e come. Basta farsi un giro nella zona industriale di Bari e vedere in che condizioni di lavoro e salario vivono i circa 2 mila addetti della logistica”.

Sabino De Razza fa parte del membro esecutivo provinciale del sindacato Usb (Unione sindacale di Base) di Bari. Per l’organizzazione segue le questioni sociali e si ritrova accanto a lavoratori, spesso precari, non garantiti e senza diritti, in tante vertenze. In questi giorni è impegnato sul fronte Natuzzi e Transcom, ma è sulla situazione di tanti lavoratori della logistica che punta il dito.

Cosa accade tra i capannoni della zona industriale tra Bari e Modugno?

“Ci sono centinaia di lavoratori impegnati ogni giorno nei magazzini delle grandi aziende, con ritmi di lavoro alienanti o impiegati nella consegna delle merci. Guadagnano mediamente 800 euro al mese, quando i loro colleghi, dipendenti della stessa azienda al Nord, ne guadagnano 1.200/1.300. E’ una situazione inaccettabile”.

E’ l’applicazione di fatto delle gabbie salariali. Chi dovrebbe intervenire?

“Prima di tutto la Regione. Più che in maniera coercitiva, moralmente. Non si può far passare tutto così, tranquillamente. Nel governo regionale manca un vero programma sul lavoro, è assente una strategia efficace di tutela dei lavoratori, in un territorio che soffre oltremodo la crisi. Si distribuiscono soldi solo per cassa integrazione e formazione, senza avere idea di ciò che vivono i lavoratori”.

Cosa dovrebbe fare la Regione? Intervenire con finanziamenti alle aziende?

“Tutto ciò che può essere fatto per colmare il gap per me va bene. A me sta a cuore soprattutto la condizione del lavoratore. Se i finanziamenti servono per integrare il suo salario, ben vengano”.

Oggi era impegnato in un sit-in sotto la presidenza della Regione per la vicenda dei lavoratori del call center Transcom. Come è andata?

“Non siamo stati ricevuti da nessuno. Tra precari e lavoratori a tempo indeterminato a rischio trasferimento eravamo una trentina di persone, ma nessuno ha voluto accogliere le nostre istanze. La vicenda Transcom è molto simbolica, perché riguarda tutti i call center della provincia, che ormai oscillano tra i 5 e i 7 mila dipendenti. Tra loro ci sono soprattutto giovani e ragazze. Spesso i call center rappresentano l’unico sbocco per chi cerca lavoro. Il ricatto che hanno subito con l’imposizione del trasferimento nella sede di Lecce, a oltre 150 chilometri, in alternativa al licenziamento, è gravissimo. Chi ha un contratto a tempo indeterminato ha potuto fare ricorso al giudice del lavoro, tanto che il 2 ottobre è prevista l’udienza, ma chi è interinale e a tempo indeterminato non ha alcun diritto che lo tuteli”.

Cosa chiedete alla Regione?

“Di bloccare questi trasferimenti, che non possono avvenire in questo modo, anche perché non rispettano i contratti collettivi nazionali, sui trasferimenti oltre i 50 chilometri. La Regione ha finanziato l’azienda dal 2006 sotto varie forme. E’ giusto che ora ci sia un risarcimento. Il lavoro per i privati gestito da Transcom può essere tranquillamente svolto anche dalla sede di Bari. La vicenda è simbolica anche per il messaggio diretto ai tanti giovani lavoratori: uniti e organizzati si possono ottenere condizioni di lavoro migliori e dignitose”.

Un’altra vertenza importante del territorio è quella dell Natuzzi. Qual è la situazione?

“Dopo gli accordi, che prevedevano lauti finanziamenti, siglati dall’azienda con Regione e Governo, 300 lavoratori finiti in cassa integrazione per tornare a lavorare avrebbero dovuto aderire a nuova società, la Newco, che doveva aprire nello stabilimento oramai inoperoso di Ginosa. Avrebbero dovuto essere assunti da questa nuova società e firmare col Jobs act, quindi divenire precari. La stragrande maggioranza ha rifiutato, ma nel frattempo è scaduta la cassa integrazione e in 220 si trovano in mobilità”.

E cosa accade ora?

“In tanti sono ricorsi al giudice del lavoro che ha imposto la loro reintegra, ma chi è tornato in azienda dopo un mese è stato mandato casa, con stipendio pagato. La Regione, anche  in questo caso, non è intervenuta in maniera energica. Ora è passato in Consiglio l’emendamento che blocca i finanziamenti alla Natuzzi e quindi si riapre tutta la partita per trovare la collocazione di questi 220 lavoratori all’interno dell’azienda che, nel frattempo, fa straordinari e lavora di sabato e domenica. Quindi ciò che impone è ingiustificato”.

Come intende proseguire nella vertenza il sindacato Usb?

“Continueremo a chiedere la reintegra alla Natuzzi con i contratti tutelati. Nel frattempo andiamo avanti per vie legali e con la lotta”.

 

 

 

 

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