Una petizione online per salvare l’uomo di Altamura. Ad aderire numerose associazioni, tra queste anche la Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA).
Ecco il testo della petizione del coordinamento europeo
“In nome della ricerca si può danneggiare in maniera irreparabile un bene tutelato dallo Stato, alterandone lo stato naturale, modificando in maniera definitiva gli elementi dell’ambiente carsico e del giacimento fossilifero che costituisce un unico stratigrafico, ovvero, la vera essenza del bene stesso da tutelare? Questo è quello che sta accadendo ad Altamura in provincia di Bari dove nell’ottobre del 1993 fu scoperto, in una grotta carsica, un giacimento fossilifero di grande rarità conosciuto come “L’uomo di Altamura”. Si fanno sempre più insistenti le voci di un’attività di ricerca propedeutica alla rimozione del cranio di Lamalunga, o di parte dei resti scheletrici umani dalla sua sede naturale. Rimozione che dovrebbe essere utile a completare la ricerca su uno dei reperti più importanti della preistoria e favorire la sua musealizzazione. I resti fossili umani rinvenuti in una grotta carsica dell’Alta Murgia, rappresentano un unicum geologico e paleontologico d’inestimabile valore culturale, ambientale e scientifico, irripetibilità a livello planetario tanto che ha permesso la candidatura di questa porzione di territorio murgiano a Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Il progetto di ricerca “Rediscovering Altamura: advanced multidisciplinary investigations on the skeleton from the Lamalunga cave, Italy (Riscoprire Altamura: indagini avanzate multidisciplinari sullo scheletro della grotta di Lamalunga, Italia)” finanziato nel 2016 dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica (MIUR) nell’ambito della call “PRIN 2015”, sarà sviluppato e portato a termine nell’arco del triennio 2017-2019 e prevede l’alterazione irreversibile dei luoghi con prove distruttive su uno dei siti paleontologici più importanti d’Italia. Si chiede ai Ministeri in indirizzo, informazioni sulle attività di ricerca in corso e le azioni di tutela del bene, precisando, ad oggi, quali autorizzazioni sono state rilasciate al fine di compiere prove distruttive sui campioni di roccia e sui campi dei resti fossili; quali prove distruttive effettuate e quali sono le azioni di vigilanza, indipendentemente dal progetto di ricerca, che controllino le attività autorizzate”.