“Per il quarto anno consecutivo siamo impegnate/i nell’autoproduzione di salsa di pomodoro seguendo e curando tutte le fasi della filiera: dalla semina del pomodoro alla raccolta e dalla trasformazione alla distribuzione del prodotto finito con l’etichetta SfruttaZero”.
I promotori dell’iniziativa spiegano in cosa consiste attraverso un comunicato
“Si tratta di una filiera che a Bari condividiamo con Ortocircuito orto sociale urbano e la Masseria dei Monelli di Conversano, dove abbiamo coltivato i pomodori seguendo le pratiche dell’agricoltura sociale e dell’agroecologia e dove dal 21 al 24 agosto produrremo la salsa. SfruttaZero è un progetto di tipo cooperativo e mutualistico che vede migranti e native/i assieme contadini, studenti-esse, giovani precari e precarie – dar vita ad una filiera produttiva autogestita, genuina, etica, solidale e fuori mercato.
Dal 2014 la nostra idea si basa sulla costruzione di una filiera pulita del pomodoro senza sfruttamento del lavoro. Vogliamo che l’oro rosso, da simbolo di sopraffazione e caporalato diventi simbolo di emancipazione, riscatto e speranza di un futuro migliore. Un’attività lavorativa collettiva e autorganizzata, senza padroni promotrice di relazioni ed economie solidali”.
Il comunicato prosegue nel ricordare le cooperative pugliesi dove si pratica lo Sfruttazero.
“Siamo due realtà: Solidaria di Bari e Diritti a sud di Nardò (Lecce). Ci siamo conosciuti nel corso delle nostre esperienze assieme ai e alle migranti, i/le quali rivendicano la libertà di circolare senza dover subire espulsioni e respingimenti, senza dover sottostare a continue discriminazioni. Supportiamo sperimentazioni di accoglienza dal basso, come il percorso di autogestione abitativa di villa Roth a Bari. Favoriamo l’inclusione sociale dei e delle migranti attraverso percorsi di inserimento lavorativo dignitoso, rifiutando la formula del ‘lavoro gratuito e volontario’ dietro il quale si nascondono sfruttamento e continui ricatti.
Così abbiamo pensato di sostenere le nostre progettualità le une con le altre, affinché queste pratiche potessero diventare sostenibili e replicabili, contribuendo ad incidere sulle filiere agro-alimentari, oggi nelle mani dell’agro-business e delle mafie. Per provare a cambiare le relazioni non solo tra datore di lavoro e dipendente ma anche tra produttori e consumatori, tra campagna e città”.
Il comunicato si conclude con la descrizione dell’attività parallela
“Assieme all’attività di autoproduzione abbiamo creato una Cassa di Mutuo Soccorso con cui sostenere concretamente i percorsi di rivendicazione e autodeterminazione dei migranti, favorire l’incontro tra diverse vertenze, sperimentazioni di accoglienza dal basso e l’unità delle pratiche mutualistiche economico produttive e sociali”.