Siamo indubbiamente in un periodo in cui la Puglia si sta affacciando per la prima volta in Europa. I grandi concerti e i grandi eventi sono un esempio piuttosto concreto di un processo che sta elevando il capoluogo e la sua area metropolitana allo status di grande capitale del Sud. Tuttavia, quello che è sempre mancato è una collezione di arte contemporanea che possa rendere la regione un polo attrattivo per il pubblico più esigente. Ben accolta la fotografia (pensiamo al successo annuale del World Press Photo) meno le installazioni, come ricorda la triste permanenza delle “Carbonaie” di Jannis Kounellis in Piazza del Ferrarese. C’è, tuttavia, un periodo della storia dell’arte che non sconvolge il gusto del grande pubblico e lo accompagna dolcemente fino alle correnti più recenti, in quella delicata fase di passaggio tra il moderno figurativo, il contemporaneo astratto e l’ultra-contemporaneo concettuale.
Il primo Novecento delle Avanguardie, quello – per intenderci – delle grandi star della pittura come Salvador Dalì e Pablo Picasso, è arrivato finalmente anche in Puglia, grazie a uno dei suoi ultimi testimoni: William Tode.
Nella sua lunga e affascinante vita, Tode ha collezionato opere autografe di alcuni dei più importanti artisti del secolo scorso e, ammirato dalla Puglia, ha deciso di mostrarle ai suoi abitanti in diverse importanti mostre. Una di queste si è svolta partire dal 14 dicembre 2016, durante la prima Biennale di Arte Contemporanea “Bibart”, nel Museo Diocesano, storico contenitore dell’arte sacra del capoluogo. Per la seconda occasione, le opere di Tode (di sua proprietà, non di sua fattura) si sono spostate nel Palazzo Beltrani di Trani, nella mostra dal titolo “Da Manet a Tode, dal Postimpressionismo al Neorealismo. I grandi maestri del Novecento”, aperta fino al 31 agosto. Qui si potrà ammirare una versione ampliata della collezione esposta a Bari, che comprendeva già ben 50 opere di notevole pregio.
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Il legame dell’artista con la nostra terra è talmente forte, da strappare la promessa di una grande eredità. In mancanza di eredi diretti, il pittore neorealista vorrebbe adottare tutti i pugliesi per donare la loro prima vera collezione di arte Novecentesca, nucleo fondante di un nuovo capitolo della storia culturale del Meridione d’Italia.
William Tode ha mosso i suoi primi passi nel mondo dell’arte sin da bambino, quando – a 3 anni – riceve in dono dal padre la sua prima scatola di acquerelli. Inizia a studiare disegno già a 6 anni, nello studio del professor Edoardo Neri, che passerà successivamente alla figlia Iris. La sua formazione continua in maniera precoce ma canonica fino all’età di 17 anni, quando entra in rottura con l’Accademia di Belle Arti di Roma e si trasferisce a Parigi, dove avranno luogo alcuni degli incontri più importanti della sua vita e inizierà la sua splendida collezione. Tra questi, c’è quello col pittore Giovanni March che gli presenta colleghi del calibro di Pablo Picasso (nel 1956), George Braque e Gino Severini.
La sua presenza nell’arte abbraccia tutti i campi, arrivando a interpretare alcuni ruoli nei film dei maestri del Neorealismo cinematografico e a ritrarre le star che bazzicavano nei salotti intellettuali degli anni Settanta. Una vita di testimonianza, dunque, di un’epoca che non c’è più, e che – via via che si allontana – acquista sempre più l’allure e la nostalgia del passato remoto.