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Al teatro Traetta il registra romano Grossi porta in scena il dramma del femminicidio

Pubblicato da: redazione | Mar, 27 Giugno 2017 - 21:15

Al giorno d’oggi i dati parlano chiaro: il numero delle donne vittime di violenza, fisica e psicologica, è in continua crescita. Colpa di un amore malato, di una gelosia ingiustificata, di un uomo incapace di essere uomo. Questa la prova del fallimento del genere maschile nei confronti della donna, un dramma che il regista romano Marco Grossi, trasferitosi in Puglia da alcuni mesi, ha deciso di portare in scena attraverso una “maratona” teatrale di due giorni a Bitonto.

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Dunque, l’8 e il 12 luglio, al teatro “Traetta”, il sipario si aprirà lasciando spazio a momenti di profonda riflessione su uno dei temi più dibattuti ai nostri giorni ma già affrontati a partire dagli inizi del Novecento da scrittori e drammaturghi. A confrontarsi sul palcoscenico bitontino saranno, infatti, nomi di grandi maestri del teatro mondiale quali Pasolini, Checov e Pirandello, interpretati dalla compagnia diretta da Grossi, Acu – Associazione Compagnia Urbana, che ha sede a Bitonto.

Si parte sabato 8 luglio, alle 20:30, con lo spettacolo “Il giardino dell’amicizia”, scritto e diretto da Marco Grossi e liberamente tratto dal romanzo “Il giardino segreto” di Frances Hodgson Burnett.  A vestire i panni dei giovani protagonisti saranno gli allievi del laboratorio di recitazione condotto dallo stesso regista a Bitonto, in una pièce che ricorda il valore dell’amicizia tra bambini e bambine, quel rapporto puro e sincero che consente ai più piccoli di sognare. Un rapporto, quello tra i due sessi, che in età adulta si complica fino ad assumere le forme più pericolose e distruttive per una donna, quando si conclude con un femminicidio.

A mostrare al pubblico questa evoluzione”involuzione” del legame tra uomo e donna, saranno, invece, i quattro testi portati in scena il 12 luglio, a partire dalle 21, dalla compagnia teatrale fondata da Grossi. Costituita da Doriana Maggio, Mariolina Acquafredda, Martina Calò, Ines Froio, Gaetano Modugno, Antonio D’Ingillo, Sabrina De Palo, Ivana Stellacci, Marco Battaglia, e Pietro Cannito, essa metterà in scena le dinamiche di coppie unite per necessità, coppie in cui viene meno l’amore e quelle in cui sopraggiunge la folliaportando ad un tragico epilogo per la donna. Una serata all’insegna di un teatro che denuncia il dramma femminile dell’età contemporanea chiamando sul palcoscenico grandi maestri del teatro. Primo fra tutti Pasolini che accoglierà il pubblico del Traetta. Dal suo “Teorema” è, infatti, liberamente tratto, con adattamento di Marco Grossi, il prologo “L’Urlo”, metafora della voce di una donna le cui urla di aiuto svaniscono nel silenzio di un deserto di indifferenza, di una società cieca e sorda. Con queste urla di denuncia inizia il primo atto, aprendo il sipario sullo spettacolo “Futura”, scritto e diretto da Marco Grossi, messinscena di una vita che verrà, quella di un’anima non ancora nata. E’ lei che racconterà agli spettatori i sogni, i desideri e le speranze di una donna che sta per venire al mondo, ma che saranno distrutti dall’amore malato di un uomo e dalla sua follia.

La serata di mercoledì 12 proseguirà con “Proposta di matrimonio” di A. P. Checov, uno”scherzo teatrale” che ritrae una vita di cinismo ed egoismo, tale da percepire il rapporto come condizione di necessità. L’improbabile promessa di matrimonio tra due caratteri incompatibili, ma che, per necessità, diventerà per forza compatibile con il benestare di un padre sfiancato dall’ingombrante presenza di una figlia che nessuno vuole. La ‘staffetta’ teatrale proposta da Grossi a Bitonto si chiuderà con il secondo atto all’insegna di un Pirandello perfettamente consapevole del dramma femminile già nel 1927. Due delle sue novelle, poco conosciute dai pubblici teatrali, sono state scelte dal regista per raccontare il fallimento dell’amore a causa della paura di portare avanti la “promessa”, ed ilfallimento della ragione a causa della gelosia, che condurrà al tragico e fatale epilogo. “La Paura” è, infatti, il titolo della prima novella, messinscena di un dramma che si tramuterà in possesso nel “Sogno…(ma forse no)”, opera dello stesso Pirandello. Trasposizione teatrale del dramma più antico di tutti i tempi: il femminicidio.

“Un lavoro teatrale che mette in scena il dramma del fallimento dell’uomo verso la donna. Eppure i giovani ragazzi, ne “il giardino dell’amicizia”, ci ricordano il valore puro proprio di quell’amicizia tra maschi e femmine che, attraverso il dialogo e il confronto, costruiscono i loro sogni. Quei sogni che l’adulto, in “Futura” dimentica, costruendo la propria vita su se stesso. Futura, la vita che verrà, ci ricorda, quanto questo dramma antico possa distruggere non solo una vita, ma i sogni, desideri, speranze, amori di una donna e la possibilità di molte altre vite”.  Così il regista Marco Grossi spiega da dove nasce l’idea di questo progetto.

 

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