“Più che un passo è un salto. Un salto lungo”. Con jeans, camicia e senza cravatta. Con toni pacati e calma, Fabio Grosso si è presentato alla platea dei giornalisti, che hanno assiepato la sala stampa del San Nicola, con accanto il direttore sportivo Sean Sogliano. Fuori, qualche decina di tifosi ad attenderlo per autografi e immancabili foto.
Il nuovo allenatore del Bari sembra non aver perso l’aplomb e il carattere che gli hanno permesso di diventare protagonista del Mondiale vinto in maglia azzurra nel 2006 in Germania, con la sgroppata contro l’Australia che regalò il rigore decisivo alla banda di Lippi, lo splendido sinistro in semifinale contro i padroni di casa e, ancor di più, il tiro secco e preciso che spiazzò il francese Barthez dal dischetto e fece esplodere di gioia un intero popolo calcistico nella finale di Berlino.
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Un grande passo. “Dopo i quattro anni alla guida della Juventus primavera – ha raccontato l’ex terzino di Perugia, Palermo, Inter, Lione e Juventus – ho pensato di non essere più al 120% e che fosse il momento giusto per partire. Ci sono state delle idee per fare un passo nel mondo dei grandi ma sicuramente questo è più di un passo, è un salto lungo. Ma sono contento di aver accettato la sfida”.
La trattativa. Mentre il ds conferma, che il nuovo allenatore biancorosso ha firmato un contratto di due anni con opzione per il terzo, Grosso racconta come abbia scelto Bari: “C’è voluto pochissimo a convincermi. Sono bastati una telefonata del direttore e due incontri. E’ stato un grande onore ricevere questa opportunità e conosco benissimo le pressioni che mi aspettano, ma con tanta umiltà e lavoro, assieme ai collaboratori, so che potremo fare bene”.
Nessuna promessa. “L’unica cosa che posso garantire è che lavoreremo per far tornare l’entusiasmo in questa piazza. Non mi piacciono tanto le promesse, l’unica che mi sento di fare è che mi dedicherò interamente a questa società e a questo club per riuscire a coinvolgere e travolgere i tifosi. Ci confronteremo con un campionato difficile. Conosco bene le aspettative della società e della piazza e le difficoltà cui andremo incontro. Ma nella vita ho sempre accettato tante sfide e quelle accettate ho sempre pensato di poterle superare”.
Il modulo. “Più che il modulo a me interessa il modo di giocare. E’ determinate capire quali ragazzi possono far parte di questa squadra e quale sia la posizione migliore in campo. Sono stato sempre un amante del calcio sia da giocatore che da appassionato e come tale mi piacciono tante cose di ogni allenatore. Provo ad apprezzare le cose positive di ognuno. La voglia è far coinvolgere la gente che viene allo stadio, ottenere qualcosa di bello e farlo con basi solide e imprescindibili, che sono quelle di unità e coesione tra staff, allenatore e squadra, assieme a tutto ciò che ci circonda. Basi che proveremo a conquistare quotidianamente sul campo”.
Brienza. “Non c’è una lista di giocatori da presentare alla società. Bisogna prendere ragazzi che abbiano tanta voglia di venire in questa piazza, voglia di fare bene e riportare questa città dove merita. In generale non amo parlare dei singoli. Ma su Franco Brienza mi esprimo dicendo che siamo stati compagni di squadra e che conosco benissimo le sue qualità tecniche e umane. Sono convinto sia un giocatore importante per la società per l’anno che verrà. Conoscendolo, le sue le qualità con la serie B c’entrano poco. Ovviamente, dipenderà molto dal suo infortunio”.
Grosso calciatore e uomo. “Caratterialmente non ho mai amato essere sotto le luci dei riflettori ma so che ricopro un ruolo che mi impone questo. Sono una persona socievole, ma nel post calcio non mi è mai piaciuto apparire. Mi piace lavorare e farlo bene. Per questo arrivo a Bari con tanta voglia di fare bene in una piazza importante. Il tempo sarà galantuomo”.
L’impatto con la città. “E’ una città, uno stadio e una piazza che conosco già da calciatore, avversario. Le mie sensazioni sono positive e ho tanta voglia di affrontare questa sfida e farlo nel migliore dei modi. Ho tanti amici di queste zone e conosco questa realtà, mi piace tantissimo e ha grandi potenzialità. Sta a noi tirarle fuori”.
Paura? “Nessuna. Mi sono sempre messo in discussione e questo mi ha permesso di crescere tanto. La caratteristica che mi ha accompagnato più che la paura di sbagliare è il coraggio di provarci e questo fa capire perché ho detto sì questa squadra e perché sono seduto su questa sedia”.
Obiettivi. “Sarà un campionato difficilissimo, una A2, come dicono molti. L’obiettivo è riuscire a competere contro tutti gli avversari e noi abbiamo voglia di perseguirlo. Non prometto play off, sarebbe un’illusione”.
Giocatori. “C’è bisogno di calciatori forti tecnicamente, caratterialmente e fisicamente, per affrontare 42 partite. L’aspetto umano, il creare un rapporto importante con loro, facilita la trasmissione di tanti concetti. Per questo il rispetto reciproco e delle poche regole che chiedo di seguire, sono alla base di tutto il resto”.
Juventus. “E’ una società che mi ha formato come professionista e uomo, mi ha fatto crescere tantissimo. Ora, tutto ciò che ho imparato, cercherò di migliorarlo. Tante volte ho sbagliato ma l’ho sempre fatto provando a fare la cosa migliore che in quel momento pensavo di dover fare”.