Qualche tempo fa, in questa pagina, abbiamo analizzato la figura del procuratore dei calciatori, inquandrandone il ruolo, i poteri e l’importanza di avvalersi di professionisti qualificati evitando trappole come i provini a pagamento e millantatori di glorie. Concentrando l’attenzione sui grandi club del calcio professionistico italiano e mondiale, vediamo che le Società Sportive e i Calciatori possono avvalersi dei servizi di un Procuratore Sportivo per la stipula dei loro contratti di prestazione sportiva, per gli accordi di trasferimento da altro Club o verso altro Club, o per la risoluzione di un contratto di prestazione sportiva.
Ebbene, da un po’ di anni, gli stessi non sono più solo una figura d’ausilio di calciatori, direttori sportivi e presidenti ma rappresentano il centro del potere. I procuratori prendono decisioni in forza del mandato firmato e sono sempre pronti emigrare verso clubs più accoglienti e ricchi al fine di “piazzare” i loro prodigi. I calciatori diventano risorse economiche ed i talenti si trasformano in euro che camminano. Nonostante le apparenze, i calciatori non decidono più nulla. I procuratori pensano ed agiscono per loro conto, e senza ombra di dubbio per un proprio interesse personale. Il loro ruolo sta diventando predominante al punto che spesso i direttori sportivi comprano ragazzi seguiti da un agente al fine di ingraziarsi lo stesso e spianarsi la strada per accordi riguardanti altri campioni. Ormai, tutti sanno quanti soldi girano intorno alle trattative e alle cessioni dei professionisti del calcio a undici. Gli agenti dei calciatori e le loro scelte sono senza dubbio tra le motivazioni dell’aumento del costo del calcio giocato ai massimi livelli. A seguito della riforma del 2015, i procuratori sportivi possono ricevere incarico dalle società o dai giocatori per l’attività di intermediazione svolta, al fine di concludere un contratto tra un club e un giocatore o un trasferimento tra due clubs. Qualora l’incarico sia conferito dal calciatore, il procuratore sportivo avrà diritto ad un compenso da calcolarsi sulla base dello stipendio lordo del giocatore. Se al contrario il mandato sia firmato dai clubs, il procuratore sportivo sarà remunerato con il pagamento di un importo predefinito rispetto alla conclusione del contratto di lavoro con il giocatore o la conclusione del trasferimento. Ai sensi dell’art. 6.2 nuovo Regolamento italiano, in linea con la normativa FIFA, è previsto che il corrispettivo per i servizi di un procuratore sportivo può essere stabilito in misura forfettaria, ovvero in una percentuale sui valori della transazione curata dal procuratore sportivo o sul reddito lordo complessivo del calciatore che risulta dal contratto di prestazione sportiva. Gli atleti e i clubs sono tenuti a comunicare alle Federazioni i dettagli completi di tutti i compensi concordati da pagare agli intermediari. Per motivi di trasparenza, inoltre, le Federazioni hanno l’onere di pubblicare, con scadenza annuale, il nome di tutti gli intermediari che hanno registrato, le singole operazioni in cui sono stati coinvolti e l’ammontare complessivo di tutti i compensi fatti agli intermediari dai loro calciatori registrati e da ciascuna delle società affiliate. Lo stesso regolamento, fonte di non pochi malumori, ha previsto razionalizzazione complessiva delle commissioni pagate agli intermediari prevedendo, come raccomandazione, un limite del 3% del reddito lordo di base del giocatore o del corrispettivo del trasferimento. Questo, tuttavia, non significa che il procuratore può guadagnare massimo il 3%, in quanto non viene fissato un tetto massimo nella determinazione della somma forfettaria e della percentuale. La lettura attenta dell’art. 6 del predetto regolamento evidenzia, infatti, che non cambiato quasi nulla. L’art. 6 afferma che: “Il corrispettivo per i servizi di un Procuratore Sportivo può essere stabilito in una somma forfettaria ovvero in una percentuale sui valori della transazione curata dal Procuratore Sportivo o sul reddito lordo complessivo del calciatore risultante dal contratto di prestazione sportiva…”. Proseguendo nella lettura della regolamentazione, si deve evidenziare che al comma 3 dello stesso articolo, viene “consigliato” di seguire determinate condizioni di fissazione dei corrispettivi spettanti al procuratore. La scelta del termine “possono” invece del termine “devono” rimette alla libera volontà delle parti la determinazione del corrispettivo e consiglia di seguire le seguenti indicazioni: «l’ammontare totale del corrispettivo dovuto al Procuratore Sportivo per l’assistenza fornita a un Calciatore o a un Club per la stipula di un contratto di prestazione sportiva tra un Calciatore e una Società Sportiva non dovrà eccedere il 3% della retribuzione base complessiva lorda del Calciatore;-l’ammontare totale del corrispettivo dovuto al Procuratore Sportivo per l’assistenza fornita ad una Società Sportiva per la conclusione di un accordo di trasferimento di un Calciatore non dovrà eccedere il 3% del valore del trasferimento.»
Questo quadro economico libero da vincoli e inibizioni inizia a spiegare come mai gli agenti abbiano interesse a far cambiare squadra ai giocatori, in alcuni casi anche ogni anno. Gli introiti economici e l’aumento del valore di mercato del calciatore valgono più dei baci alle magliette. Nel mondo del calcio degli ultimi anni, il giocatore che affida la sua carriera nelle mani di un agente si assume sempre più il rischio di perdere la capacità decisionale e diventare una pedina di scelte e valutazioni altrui. Tutto è ormai intrecciato ai soldi e legato alle decisioni dei nuovi padroni del calcio: i procuratori, ovvero quei “mediatori” ai quali nel novanta percento dei casi i direttori sportivi affidano e fanno gestire le compravendite per non restare a mani vuote.
Per questo motivo, quanti si scagliano contro il prodigio Donnarumma dovrebbero in realtà prendersela con il suo agente Raiola, al quale però non si potrà mai rimproverare di non essere un bravo procuratore, ovvero un bravo professionista capace di proteggere e tutelare gli interessi (economici) dei suoi assistiti. Quanti si indignano di fronte alla mancanza di un calcio di sentimenti, dovrebbero rassegnarsi all’idea che i grandi clubs e i grandi campioni sono necessariamente legati al denaro e dovrebbero iniziare a frequentare i campi di calcio di quartiere e appassionarsi alle prestazioni di chi gioca per passione e non per i bonus dei diritti tv.
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