Sapere se la Giunta regionale abbia valutato la possibilità di ridurre l’incidenza dei ticket e superticket sulle prestazioni sanitarie, così da ovviare ai casi in cui questi contributi superano il costo effettivo della prestazione. È l’oggetto dell’interrogazione presentata dai consiglieri del M5S Mario Conca e Marco Galante all’indirizzo del presidente della Regione /assessore alla sanità, Michele Emiliano.
“Abbiamo presentato quasi un anno fa una mozione sullo stesso tema – dichiara Conca – ma ancora non è stata discussa in aula perché evidentemente per Emiliano il fatto che tanti pugliesi rinuncino a curarsi a causa dei costi troppo alti non è tra le priorità. Noi continueremo a non dargli tregua su un tema tanto importante finché non ci darà una risposta. La Puglia è tra le regioni che, secondo i dati della Corte dei Conti riferiti al 2013, hanno incassato di meno dai ticket per la specialistica. Noi chiediamo che questi vengano modulati in base alle capacità contributive dei singoli pazienti”.
Introdotti con la legge finanziaria del 2011, ticket e superticket hanno in questi anni contribuito a ridurre le prestazioni erogate a carico del Sistema Sanitario Regionale. Il cosiddetto “superticket” sull’assistenza specialistica rappresenta una quota fissa del valore di 10 euro che si aggiunge su ogni ricetta per prestazioni diagnostiche e specialistiche, che ogni Regione sceglie se ed in che misura applicare.
“Ora che anche a livello nazionale si è avvertita la necessità di rivedere il meccanismo dei ticket per superare le diversità regionali esistenti – continua Conca – chiediamo alla Giunta se sia stata prevista la possibilità di modificare il sistema dei contributi degli assistiti al sistema sanitario. In Puglia il superticket è stato introdotto da Vendola e la cosa più tragica è che il suo governo, considerato di sinistra, non ha nemmeno previsto una calibrazione dei costi in base al reddito o all’entità della prestazione, finendo per danneggiare le fasce più deboli e alimentare la mobilità passiva delle città più vicine alla Basilicata, come Gravina e Altamura,dove non si paga e le liste d’attesa hanno tempistiche ragionevoli, drenando milioni di euro dal sistema sanitario pugliese”.