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Quando l’opera diventa rock: Roger Waters, The Who e Andrew Lloyd Webber

Pubblicato da: Francesca Romana Torre | Ven, 16 Giugno 2017 - 15:45

Siamo abituati a pensare all’opera come una proprietà intellettuale a esclusivo appannaggio dei grandi teatri e delle orchestre classiche. Difatti, nella maggior parte dei casi, parlando del genere ci riferiamo alla lirica, con tutte le sue sfaccettature e evoluzioni che si sono susseguite nel corso dei secoli. Oltre all’impianto mozartiano e alle grandi partiture all’italiana, però, il concetto di opera è sopravvissuto nella contemporaneità, sposando la musica popolare degli ultimi settant’anni: il rock.

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Per quanto il fenomeno dell’opera rock sembri, a primo impatto, diametralmente diverso dalla lirica, il genere non fa altro che replicare con mezzi aggiornati lo scopo e l’impianto dei precedenti classici. Prendiamo, per esempio, “Jesus Christ Superstar”, una delle opere rock più famose. Composta nel 1970 da Andrew Lloyd Webber con testi di Tim Rice, l’opera è rappresentata tutt’oggi nei più importanti teatri di Broadway e del mondo, diventando – nel 1973 – anche un film di grande successo. Tra un’aria e l’altra, per scelta di Lloyd Webber e Rice, non ci sono i recitativi, così come accade nell’opera lirica dall’ottocento in poi. La trama che – come si può capire dal titolo – rilegge la storia di Gesù Cristo in chiave pop, riesce dunque a fare a meno dei collettori, godendo di circa un’ora e mezza di pura musica. In apertura, inoltre, Lloyd Webber inserisce un’ouverture che – proprio come nella lirica – sintetizza e anticipa i temi musicali principali dell’opera.

 

Un altro esempio di rock opera è “Tommy”, nata dal concept album degli Who del 1969. Portata al cinema da Ken Russel nel 1975, “Tommy” è la storia di uno speciale campione di flipper, sordomuto sin da bambino a causa di un trauma familiare. Con lo sguardo fisso e perso nel vuoto, circondato da una massa di fan urlanti, Tommy è interpretato dal cantante dei The Who Roger Daltrey. Attorno alla star, una serie di personaggi secondari a cui danno voce e corpo alcune delle più importanti personalità dello spettacolo contemporaneo: Elton John, Tina Turner, Jack Nicholson – giusto per citare i più riconoscibili. Anche nel caso dell’opera degli Who, la struttura è quella tipica della lirica del diciannovesimo secolo, con tanto di ouverture e di arie.

 

Parlando di rock opera, non si può in nessun caso trascurare quell’impianto ideologico e musicale che è “The Wall” dei Pink Floyd. Scritto nel 1979 da Roger Waters, “The Wall” nasce anch’esso come concept album, trasposto – poi – in una versione cinematografica diretta nel 1982 da Alan Parker e nei maestosi show messi su nei numerosissimi tour mondiali di Waters. “The Wall” è la storia del declino della rock star Pink, personaggio ispirato allo stesso Waters e – in parte – al Crazy Diamond Syd Barret. Al di là della magistrale scrittura di testi e musica, Waters ha regalato al pubblico un’opera ambiziosa, che ha segnato indelebilmente la storia della musica e dell’arte. Con Waters e grazie a Waters riflettiamo sul concetto di dittatura, sul nostro essere parti inermi di un sistema e sulla sottile violenza dell’educazione di massa. Musicalmente e concettualmente parlando, il tema è ripetuto e rincarato nel brano portante dell’opera (esattamente come accade in alcune opere liriche): Another brick in the wall.

 

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