Sceso dallo studio all’ora del tramonto mi sono ritrovato davanti tante facce di Gassman, avevano finito di montare i pannelli con le sue immagini per il tributo del BIfest 2017 al nostro Mattatore.
Mi sono venute in mente, mentre percorrevo la strada verso casa, tante immagini di Vittorio, che, come tutti i grandi attori, per noi cinefili alla fine diventa come uno di famiglia.
Premetto che questa cosa del Bifest a Bari è sempre affascinante.
Grazie a Vendola e a Laudadio, il venticello culturale che si respira a Bari nella settimana del Bifest è cosa bella, e giustamente Emiliano continua a mantenerlo in vita.
Quell’arietta un po’ cosi che proietta Bari in Europa ci vorrebbe per più settimane all’anno, anche con altre iniziative…
Comunque sta di fatto che io sulla strada di casa ho pensato a Gassman, che a mio avviso spiccava piu a teatro -per rigore e maniacaggine e per gli esercizi della volontà oltre che per immensa presenza scenica- che a cinema.
Lui parlava della respirazione “con la pancia e i ginocchi e i gomiti” che era diversa da quella del Gassman atleta che invece respirava coi polmoni…
E quindi i ricordi dell’Oreste di Alfieri con Visconti in regia, il suo Amleto “dormire, morire…sognare forse”, l’esperienza col teatro popolare italiano (una cosa davvero innovativa e molto di sinistra), la sua predilezione per Salvo Randone ” la sua voce, non gli stavo dietro..”., un duetto bellissimo con la Ferrero, sua compagna dell’epoca.
Il ricordo dal vivo, l’unico, in Moby Dick al teatroteam nel ’92 dove era lui il vero Achab, non Gregory Peck…
Poi il cinema, soprattutto l’avvocato di “C’eravamo tanto amati”, dove Scola raccontava che in quel film si diceva che i personaggi erano Nicola il portantino, il critico e poi Gassman…!
Cioè Gassman a cinema schiacciava i personaggi, raccontava Scola.
Poi l’imitazione della Bellonci e il pugile suonato nei Mostri, il premio a Cannes per “profumo di donna”, gli spaghetti con Castellitto nipote nella “famiglia”(che amo particolarmente) e infine il Sorpasso, il suo preferito.
“Le mascherature” diceva Vittorio,” ti proteggono dalla vita, sono come un utero buono che ti protegge dal tuo io, con il trucco ti senti più sicuro”.
Poi la vita privata con l’amore per tante donne, tante famiglie e “la distrazione della paternità ” come la chiamava lui battendosi il pugno sul petto, il ballo bellissimo con Adolfo Celi vestito da sultano a casa della Marzotto, la mega piscina di Cristaldi, i budini mangiati senza ingoiare uno due tre quattro, la gara di dpressione con tognazzi “tu quante ore sei capace di fissare quel centrino?”
Un rompiballe, baro, bugiardo con occhi dal taglio obliquo e asiatico, Strehler gli invidiava le gambe e si mangiava la testa, diceva alla Vanoni “ma perche non ho le gambe di Gassman?”
E poi infine un ricordo di una sua foto a Torino qualche anno fa, in mostra alla Mole, una foto in cui il suo sguardo è fragilissimo e perso nel vuoto del male, e un vecchio pezzo di Pasquale Bellini sulla Gazzetta di anni fa, in cui lo ricordava in una intervista al Petruzzelli, dove Gassman fece tutta l’intervista steso sul letto, strafottente, rispondendo quasi di malavoglia (e fumando).
Diceva “si recita perché si è bugiardi fin dalla nascita…e sopratutto perché se non si recita sempre si diventa pazzi”.
Ciao Vittorio e grazie, sono arrivato a casa.