Camilla Ravera, figlia di un funzionario del ministero delle finanze, fu uno dei fondatori del Partito Comunista d’Italia. Verso gli anni ’20 era parte della redazione della rivista di Gramsci, “l’Ordine Nuovo”. Con l’arresto di Gramsci rimase lei in capo al partito i cui membri oramai erano tutti in una situazione di clandestinità. Fino agli anni ’30 rimase a Parigi, in una condizione di esilio durante il periodo fascista. Rientrò di nascosto in Italia per proseguire il suo lavoro all’interno del partito ma fu arrestata e condannata a 15 anni di reclusione. Al termine della reclusione, e del successivo periodo al confino, nel 1945 fu ammessa nuovamente nel partito e nel 1948 eletta deputato del PCI.
Ricordata maggiormente per il suo comizio durante lo sciopero degli operai della Fiat in cui riconobbe le oggettive difficoltà in cui l’azienda riversava per cause dovute alla crisi del petrolio, ma che i licenziamenti non potevano essere una soluzione seppur comprendendone le ragioni. Propose in questa occasione una potenziale soluzione per l’azienda, ovvero tramutare una produzione da automobili ad uso personale verso i trasporti ad uso collettivo, i “trasporti sociali”. Camilla Ravera divenne la prima donna eletta senatrice a vita.