Sebbene per qualcuno si chiami ancora “calcetto”, negli ultimi vent’anni il futsal italiano ha fatto importanti passi avanti, soprattutto per la formazione di nuovi giocatori che hanno avuto la possibilità di crescere nel mondo delle giovanili, dai piccoli amici all’under 21. Lo sport con il pallone a rimbalzo controllato può vantare una crescita continua del livello tecnico dei ragazzi. Questo risultato si nota soprattutto quando, nella stessa rosa, vengono fatti giocare insieme dei ragazzi “100% futsal”. Il calcio a 5 è uno sport di squadra che ha avuto origine in Uruguay, dove è tradizionalmente conosciuto come “fútbol de sala”. Per questo motivo, internazionalmente, lo stesso è conosciuto come futsal, parola latina che deriva dalla fusione di fútbol/futebol (“calcio”) e sala/salón/salão (“salone”, inteso come struttura sportiva coperta). In Italia, pur facendo capo alla FIGC, vediamo che la Divisione Calcio a cinque, massima espressione del futsal nostrano, fa parte della Lega Nazionale Dilettanti. Succede quindi che giocatori di Serie A e Serie A2, impegnati in allenamenti giornalieri, non siano riconosciuti come calciatori professionisti al pari dei loro colleghi del calcio a 11. Per molti giocatori di calcio a 5, si tratta di un’attività a tempo pieno che richiederebbe un inquadramento economico differente rispetto all’attuale, ma i tempi per la nuova classificazione sono ancora molto lunghi.
Tuttavia, c’è da dire che da qualche anno, lo status professionale del giocatore di Calcio a 5 e la normativa che regola i rapporti fra i predetti e le società sono in continua evoluzione. La Riforma del calcio dilettantistico del 2002, che ha previsto l’abolizione graduale del vincolo sportivo e la tutela degli accordi economici, ha introdotto le prime sostanziali tutele per il giocatore di futsal. Fra tutte, la più significativa è la disciplina specifica che prevede (art. 94 ter, comma 7 delle NOIF), per i soli giocatori di calcio a 5 che svolgono attività a livello nazionale, la possibilità di sottoscrivere accordi economici pluriennali (per un massimo di tre stagioni sportive). In caso di accordo pluriennale è inoltre possibile inserire nell’accordo stesso una ulteriore indennità rispetto al massimale previsto per i calciatori dilettanti. Questo meccanismo viene completato dalla previsione, per il giocatore di calcio a 5 che ha ottenuto l’accertamento di un credito pari al 30% della somma risultante dall’accordo depositato, di uno specifico svincolo per “morosità”.
Un altro tassello importante nella disciplina del Calcio a 5 è dato dal Regolamento sullo status e il trasferimento dei calciatori della FIFA, il quale contiene regole generali e vincolanti relative allo status e all’idoneità dei calciatori a partecipare al “calcio organizzato” e norme, che disciplinano il loro trasferimento tra società appartenenti a Federazioni differenti. Nello specifico, lo stesso regolamento è accompagnato dall’Allegato 6, titolato “ Regolamento in materia di status e trasferimento dei giocatori di calcio a 5”, il quale si occupa della disciplina della Divisione di Futsal. Il menzionato regolamento e i successivi allegati sono le fonti delle normative delle singole Federazioni nazionali, che non sono mai solite discostarsi. Procedendo con la lettura vediamo che l’art. 4 prevede che: “Un giocatore di calcio a cinque deve essere tesserato per una Federazione per poter giocare con una società come professionista o dilettante in conformità con le disposizioni della FIFA.” Succede quindi che solo i calciatori tesserati sono qualificati per partecipare al Calcio organizzato, vale a dire al calcio a 5 o a 11 organizzato sotto gli auspici della FIFA, delle Confederazioni (es. UEFA) e delle Federazioni (es. FIGC), o autorizzato da esse. Il tesseramento comporta l’impegno del calciatore a rispettare gli statuti e i regolamenti adottati dagli enti su menzionati. Continuando l’analisi, si legge che: “Un calciatore può essere tesserato solo per una società alla volta nel calcio a cinque. Tuttavia, un calciatore può essere tesserato contemporaneamente per una società di calcio a undici. Non è necessario che le società di calcio a cinque e a undici appartengano alla stessa Federazione.” Orbene il concetto viene ribadito nell’art. 118 delle NOIF della Figc, titolato “Variazione di attività”. Succede infatti che dopo l’approvazione della normativa FIGC che ha introdotto importanti novità sul tesseramento dei calciatori (modifica degli art. 29 e 32 e introduzione dell’ art. 118 NOIF), è consentita la variazione di attività ai calciatori tesserati per società “pure” di calcio a 11 che potranno tesserarsi per società “pure” di calcio a 5 e viceversa. I dati delle passate stagioni testimoniano l’integrazione delle due discipline, con il calcio a 5 che ha allo stesso tempo acquisito una propria identità e specificità. Di anno in anno, sulla scorta di quanto previsto all’art. 118, vengono fissati i termini per l’invio o il deposito delle richieste di variazione di attività. In questa finestra il calciatore può variare l’attività, mantenendo il tesseramento/vincolo con la propria società di calcio a 11 (o calcio a 5), acquisendo nel contempo il nuovo status ed un ulteriore tesseramento/vincolo con la società di calcio a 5 (o calcio a 11) giocando ovviamente solo per la società per la quale ha inteso variare l’attività. Sono così realizzati due status di tesseramento Calcio a 11 e calcio a 5 ed il calciatore può variare l’attività fra i due status mantenendo comunque il vincolo con le due società. La variazione di attività è dunque una facoltà del calciatore, e non si esaurisce con il termine della stagione sportiva. Per una consulenza specifica e per assistenza legale nelle procedure di variazione di attività, ai sensi dell’art. 118 N.O.I.F., è possibile contattare lo Studio Legale Valentina Porzia, specializzato in diritto sportivo.