“Ci mettete nelle condizioni di viaggiare con più camion frigo rispetto al numero delle prese a disposizione, costringendoci a tenere accesi i motori delle celle refrigeranti dei tir”. Il comandante della Norman Atlantic, poco prima del viaggio conclusosi con il naufragio, scrisse una mail all’armatore per lamentare la violazione delle norme sulla sicurezza a bordo del traghetto.
Il contenuto delle mail è stato letto nell’aula bunker di Bitonto nell’ultima udienza dell’incidente probatorio che si è celebrato da lunedì ad oggi dinanzi al gip Alessandra Piliego, finalizzato a cristallizzare le prove sulle cause di innesco del rogo e sul successivo naufragio al largo delle coste albanesi costato a vita a 11 dei circa 500 passeggeri (18 ancora dispersi). La perizia ha accertato che sulla nave erano stati caricati 80 tir frigo a fronte di 60 prese disponibili e che, quindi, gli altri erano tenuti accesi durante la traversata.
La corrispondenza fra il comandante, Argilio Giacomazzi, l’armatore Carlo Visentini e la società greca Anek, noleggiatrice del traghetto, era iniziato il 25 dicembre 2014 e si era interrotto sabato 27, poche ore prima del disastro. Nell’ultima mail Visentini e Anek si davano appuntamento al lunedì successivo (29 dicembre) per risolvere la questione del carico dei mezzi e delle prese di corrente. Troppo tardi.
Nell’incidente probatorio i periti nominati dal Tribunale hanno ricostruito quanto accaduto quella notte. Accertata la causa del rogo, i tecnici hanno poi spiegato le fasi di propagazione delle fiamme e del salvataggio. I dati dei sistemi di bordo e delle scatole nere hanno evidenziato un ritardo nella segnalazione dell’incendio scoppiato al ponte 4. Quando è stato dato poi l’allarme con l’ordine di attivare manualmente l’impianto antincendio era ormai troppo tardi per domare il rogo. In pochi minuti la nave sarebbe andata poi in black out, con l’impianto elettrico non più funzionante. Dagli idranti, a quel punto, sarebbe uscito vapore anziché acqua e le operazioni di evacuazione sarebbero state gestite al buio, con il mare in burrasca. Dalle scialuppe calate in mare, in alcuni casi prima dell’ordine del comandante, molti passeggeri sarebbero caduti in acque gelide morendo assiderati.
Nel fascicolo della Procura di Bari, coordinato dai pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano, sono indagati per i reati di cooperazione colposa in naufragio, omicidio plurimo e lesioni l’armatore, il comandante e undici componenti dell’equipaggio, due legali rappresentanti e un dipendente della società Anek.