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Bari, quel terreno espropriato per far spazio alla scuola e la mancata promessa del Comune

Pubblicato da: redazione | Mer, 22 Marzo 2023 - 18:46
La nuova scuola materna "Macchie" a Palese

Riceviamo e pubblichiamo la lettera che ha inviato alla nostra redazione la signora Silvia Rizzello, figlia dell’ex proprietario del terreno sul quale è sorta la scuola dell’infanzia di Macchie. Il terreno è stato espropriato dal Comune per “fini pubblici”. Ma la famiglia è rimasta delusa da una mancata promessa da parte dell’amministrazione comunale.

Ecco il testo integrale della lettera:

Forse sarà esagerato. Forse sarà superfluo fare una chiamata “last minute” alla segreteria dell’Assessorato ai Lavori Pubblici del Comune di Bari. L’Assessore non si ricorderà più che il 9 novembre 2015 aveva fatto una promessa. “Non si preoccupi. Coinvolgeremo suo padre il giorno dell’inaugurazione. Gli faremo tagliare il nastro magari in compagnia di un bambino”. E’ il 21 marzo 2017; un martedì pomeriggio di una bellissima primavera che inizia a fiorire nell’aria, ma rimane autunnale e triste nelle logiche quotidiane dell’essere umano. E’ già tutto pronto per i festeggiamenti della nuova scuola dell’infanzia di Macchie, a Bari Palese. In famiglia lo apprendiamo casualmente a pochi minuti dall’inizio. Come si può pretendere che a mezz’ora dalla festa qualcuno di importante del Comune, magari il sindaco o un suo delegato, seppur informato tempestivamente, possa decidere di rimandare tutto per una promessa mancata? Una promessa come ne fanno tante i politici nelle occasioni pubbliche. Quel “pour parler” che tranquillizza il cittadino e lo mette a tacere. Era un rincuorare la figlia del proprietario a cui era stato espropriato il terreno dove sarebbe sorta la scuola che, in occasione della deposizione della prima pietra e avvio lavori, aveva spiegato all’Assessore e al Sindaco quanto quell’esproprio fosse costato salute e benessere a suo padre. Da quel momento in poi, alla sua campagna, quel signore di una certa età non ci sarebbe andato quasi più. Certo, il Comune gli ha riconosciuto un prezzo e il proprietario ha comunque voluto lottare legalmente fino all’ultimo affinché quel pezzo di terra, coltivato con il cuore, non gli fosse tolto. Certo, la finalità dell’esproprio si basa su una giusta causa. Lì nascerà una nuova vita, con il sorriso e la gioia vera, si spera, di tanti pargoletti. Se così sarà, fa piacere. In quel luogo ritorna una scuola come c’era tantissimi anni fa, ma stavolta sarà più grande. Forse la posizione in cui si trova, in un lembo di strada silenzioso in terra e rumoroso in cielo – che da Palese porta all’aeroporto – non è favorevole come all’epoca, in cui vivevamo tempi meno frenetici e più tranquilli. Probabilmente, oggigiorno là, un centro di aggregazione, un contenitore culturale con giardino avrebbe avuto di più un suo perché, per la popolazione locale e anche per il proprietario. Nella stima di nuove opere pubbliche, oltre agli impatti ambientali, si dovrebbero iniziare a considerare pure quelli emozionali dell’essere umano. Forse è un’utopia. Questa, però, è un’altra storia.  Del resto i bambini che verranno a scuola in questo edificio colorato, mentre giocheranno, potranno sentire e vedere gli aerei che atterrano o spiccano il volo. Cosa c’è di più bello per un bambino, se non vedere un aereo volare? Loro sì che lo sanno cosa sono le emozioni. Così come le sentono gli anziani.

Oggi si festeggia la primavera e anche la neonata scuola di Macchie. Di quest’ultima ci informa il cellulare di mia madre nella app di news e non una data segnata sul calendario. Memore di quella promessa dell’Assessore, forse, vale la pena chiamare la sua segreteria. La segretaria mi informa che l’Assessore è ammalato. Così spiego la storia a lei e telefono anche allo staff del sindaco che presenzierà la cerimonia. Entrambe le segretarie si prodigano per una soluzione lampo, aggiungendo che si fa giustamente in tempo a partecipare. Pur volendo, proprio oggi, nessuno della mia famiglia può andarci. Ringrazio e lascio i miei riferimenti confidando magari in un gesto riparatore e cortese che venga dall’alto. Da cittadina attendo. E aspetto.

 

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