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Spalla congelata: come evitare la chirurgia

Pubblicato da: Dott.ssa Elena Maccagnan | Mer, 22 Marzo 2023 - 18:29
Spalla congelata

Per spalla congelata, o capsulite adesiva della spalla, si intende una infiammazione che coinvolge la  capsula anteriore della spalla che va incontro ad un ispessimento secondario ad uno stato di infiammazione. Dal punto di vista clinico la spalla congelata si presenta con un importante dolore alla spalla con impossibilità al movimento sia attivo che passivo dell’articolazione. E’ una patologia molto invalidante, piuttosto comune, e colpisce prevalentemente le donne di mezza età. Conduce alla quasi immobilità dell’arto, tanto che scapola ed omero tendono a muoversi insieme, come se fossero fuse.

Ma quali sono le cause?

Non sempre è facile riconoscere la causa di una spalla congelata, ma si può dire che nella maggior parte dei casi è secondaria ad un processo infiammatorio cronico a carico dell’articolazione, come ad esempio una tendinopatia della cuffia dei rotatori. In alcuni casi  differenti patologie, quali Parkinson, diabete, patologie della tiroide, artrosi di spalla, l’assunzione di alcuni farmaci, possono essere correlate con lo sviluppo della malattia.

Cosa fare nel sospetto di una spalla congelata?

Rivolgersi al proprio medico, che prescriverà una visita specialistica ortopedica o fisiatrica. Lo specialista, sulla base dell’esame clinico, generalmente molto caratteristico, prescriverà eventualmente degli esami strumentali come la Radiografia, per escludere eventuali altre cause di rigidità, o l’ecografia; in alcuni casi può rendersi necessario un esame di secondo livello come la RMN.

La soluzione è chirurgica?

Fortunatamente non sempre. La chirurgia dovrebbe essere l’ultima spiaggia. La fisioterapia corre in nostro aiuto! Innanzitutto è importante controllare il dolore e ridurre lo stato infiammatorio che colpisce l’articolazione. Va inoltre effettuato un massaggio decontratturante del collo e della scapola per poter consentire la mobilizzazione dell’arto in assenza di compensazioni. Il paziente può, in accordo con il medico curante, assumere una terapia antiinfiammatoria orale, ma deve essere informato riguardo esistenza di diverse terapie strumentali in grado di aiutarci ad alleviare il dolore e ridurre lo stato infiammatorio, consentendoci di lavorare gradualmente e con cautela sul recupero dell’articolarità della spalla.

Tra queste una delle più efficaci è sicuramente la tecaterapia, che mediante l’applicazione di campi elettromagnetici, conduce ad una rapida riduzione dello stato infiammatorio, anche mediante biostimolazione. Anche gli ultrasuoni, con eventuale applicazione di gel locali, la ionoforesi effettuata sull’articolazione con farmaci antinfiammatori, e la laserterapia, consentono il controllo del dolore, agevolando la fisioterapia. Quest’ultima può essere effettuata in acqua, all’interno di piscine riabilitative oppure in palestra. Le prime fasi della riabilitazione riguardano solamente movimenti passivi dell’articolazione.

La rieducazione motoria deve essere graduale, in modo da consentire al paziente di recuperare gradualmente alcuni movimenti diventati ormai impossibili. In un secondo momento il fisioterapista guiderà il paziente al rinforzo dell’arto ormai indebolito, al fine di raggiungere un completo recupero funzionale e poter tornare alla  vita di tutti i giorni.

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