Quattro condomini a Japigia (dell’area 1, 3, 5, 7) – ex Iacp – ormai da tempo sono diventati di proprietà del Comune. Peccato che le aiuole attigue restano nel limbo. Ancora di proprietà dell’Arca Puglia ma – come fossero figli di un dio minore – nessuno se ne vuole occupare. Non il Comune che aveva assicurato che il passaggio di proprietà sarebbe avvenuto entro dicembre 2016. Non l’Arca che risponde a denti stretti:”Le tasse non le pagate mica a noi”. Intanto tra i due fuochi, si trovano i residenti che, seguendo il motto più antico del mondo “chi fa da se fa per tre”, si autotassano e pagano la manutenzione per quelle aiuole. Non tutti però vogliono mettere la mano al portafoglio e quindi le aiuole sono solo parzialmente pulite.
“Queste aiuole sono il nascondiglio perfetto per ogni tipo di illecito, dalla droga alle pistole”, tuonano i residenti della zona. E non esagerano: l’anno scorso tra le erbacce fu trovata una pistola carica che meritò le prime pagine di molti giornali locali. “Da allora – però – non è cambiato nulla”, assicurano i residenti.
Quel fazzoletto di Japigia non paga solo lo scotto di un atto notarile fermo al 1958 che avrebbe dovuto ufficialmente rendere quei giardini di proprietà del Comune, paga anche la vicinanza a un mercato, le cui regole sono “non regole” e deve quindi convivere con gli odori della merce abbandonata nelle cassette di legno, con il tanfo delle urine dei commercianti – che in quel mercato trascorrono tutto il giorno – e con i camion che inventano – su marciapiedi sconnessi – “soste” oltre le ore consentite.
E poi c’è la paura dell’insicurezza. “Da queste parti non passano mai pattuglie della polizia”, raccontano. “Siamo stati abbandonati”.
“L’anno scorso – raccontano – abbiamo raccolto 500 firme per sollevare il problema della gestione delle aree. Le abbiamo consegnate al sindaco assieme alle nostre paure, ma non è cambiato niente. Solo belle parole”. Le aree 1,3,5,7, restano quindi strade senza nome, dove tutto può succedere, dove – oltre a fare spallucce – non si fa altro se non far trascorrere altro tempo.