“L’emergenza cinghiali è ancora irrisolta, mentre aumentano le segnalazioni nei quartieri periferici delle città pugliesi e i rischi per la popolazione”. E’ quanto denuncia in una nota il consigliere regionale e componente del Comitato faunistico venatorio del Consiglio regionale, Gianni Stea, dopo l’ennesima video denuncia dei residenti del quartiere San Paolo di Bari. “Ricordo che sulla questione la Regione Puglia è in notevole ritardo, al contrario di quanto avviene in altre Regioni. E ricordo che siamo di fronte ad una specie la cui riproduzione è totalmente fuori controllo, con danni incalcolabili non solo per l’agricoltura, ma anche per l’intero ecosistema. Senza contare – come detto – il pericolo per l’incolumità dei cittadini di fronte ad animali che possono essere anche molto aggressivi”.
“Nel settembre 2015, a seguito di una mia richiesta esplicita sull’emergenza cinghiali, l’assessore regionale Leonardo Di Gioia convocava il Comitato tecnico Faunistico Regionale – ricostruisce Stea -. Dopo l’incontro veniva istituito un gruppo tecnico che proponeva la stesura di apposito Regolamento per la programmazione e pianificazione del prelievo venatorio e del controllo del cinghiale che contemperasse le diverse forme di caccia al fine di contenerne la diffusione. La bozza di regolamento, da sottoporre preventivamente alla supervisione dell’Ispre è stata trasmesso all’Area Metropolitana di Bari ed alla Regione Puglia affinché, per quanto di competenza, fosse valutato e tenuto in conto nell’ambito della programmazione delle attività che attengono la gestione di questa specie su scala sia regionale che provinciale. Il documento, nasce sulla scorta delle linee guida nazionali. In pratica si intende promuovere un’attenta programmazione mediante la redazione del Piano di Gestione della specie su scala provinciale che vede la suddivisione del territorio in Distretti di caccia, la redazione del Piano di prevenzione dei danni alle coltivazioni agro-forestali, gli interventi gestionali, la valutazione della loro efficacia, il monitoraggio corretto dei danni e la stima dell’andamento demografico delle popolazioni di cinghiale ed un commisurato Piano di prelievo, nonchè l’importantissimo monitoraggio sanitario delle carni di cinghiale mediante il controllo dei capi abbattuti in appositi centri”.
Ricostruiti i fatti, Gianni Stea chiede nuovamente che il regolamento possa essere recepito, nell’interesse della sicurezza dei cittadini, della corretta tutela dell’ambiente e in un’ottica un’ innovativa gestione delle risorse faunistiche.