Sono numerosi i cibi che hanno fatto parte della tradizione per lungo tempo e che, un po’ per le mode culinarie, un po’ per le abitudini quotidiane cambiate, sono oramai quasi dimenticati. Tra questi ci sono frutti e legumi che hanno deliziato i palati per molti anni e che il loro ricordo catapulterà molti alla propria infanzia o adolescenza.
Sulle nostre tavole, senza dubbio, non mancano ceci, fagioli, lenticchie, ma in pochi forse ricordano o conoscono la roveja. La roveja è una varietà dei più comuni piselli ed è tipica delle regioni dell’Umbria e delle Marche. Le sue origini sono medio orientali, hanno più il sapore delle fave che dei piselli e il suo consumo può essere, come per la maggior parte dei legumi, sia fresco che secco per la preparazione di deliziose zuppe.
Facendo un passo tra i frutti, forse un numero maggiore conosce, o ricorda, la mela cotogna, i corbezzoli e la rosa canina. La mela cotogna, tipica della stagione autunnale, è probabilmente conosciuta più nel meridione (Puglia, Basilicata, Sicilia…) ed è maggiormente utilizzata per le confetture.
Il corbezzolo invece è una pianta sempreverde da giardino i cui frutti spiccano nella stagione autunnale per il brillante colore rosso delle bacche e per i suoi fiori bianchi. In pieno periodo rinascimentale, proprio per questa singolare caratteristica del tricolore, il corbezzolo era divenuto il simbolo dell’Italia ed era una tra le piante che ornavano i giardini all’italiana. I suoi frutti, dolci quando maturi, hanno anche ottime proprietà poiché se usate in infusi sono di aiuto per problemi di cistite o infiammazioni della vescica.
La rosa canina, forse, è più conosciuta per le marmellate che facilmente troviamo fra gli scaffali dei supermercati. E’ tra le piante più comuni della tradizione ed è la rosa spontanea che più facilmente può essere trovata nei boschi e nei parchi italiani. Il nome, Rosa canina, deriva da una leggenda raccontata da Plinio il Vecchio secondo la quale il decotto di tale rosa avesse curato un soldato dalla rabbia.
Quattro sapori della nostra terra che, soprattutto a causa della frenesia quotidiana, delle nuove mode più esotiche o di tradizioni che spesso vengono perse, rischiano di entrare per sempre nel cassetto dei ricordi.