Importato in Italia come Oceania – per evitare imbarazzanti omonimie – arriva Moana, 56simo cadeaux natalizio di casa Disney. Perfettamente in linea con l’originalità di tematiche e ambientazioni che ha caratterizzato gli ultimi anni di produzioni disneyane, i registi Ron Clements e John Musker portano a casa una favola moderna, libera dagli schemi tradizionali e tutta concentrata sulla figura della giovane e coraggiosa principessa polinesiana Vaiana.
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Le avventure di Vaiana e la forza del suo personaggio saranno in grado di coinvolgere la nuova generazione di bambine, a cui le principesse in gonnella che danzano nei boschi in attesa del principe azzurro iniziano (finalmente) a stare strette. L’evoluzione della rappresentazione del modello femminile fa un passo in avanti con il nuovo classico proposto in questa fine 2016, confermando la priorità educativa della scoperta di sé rispetto al raggiungimento di una dimensione di coppia. Le nuove principesse (vi ricordate di Elsa?) ormai non hanno più bisogno dell’aiuto maschile e non esitano ad affrontare da sole le sfide che gli si parano sul cammino. In Oceania, la figlia del capo villaggio – sin da piccola legata in maniera speciale all’oceano (Moana, nome originale del personaggio, significa appunto “oceano” in molte lingue polinesiane) – decide di ribellarsi alle imposizioni paterne e di oltrepassare il simbolico limite del Reef per salvare la sua isola da una maledizione che la sta privando delle sue risorse naturali. Vaiana si comporta proprio come una condottiera, sforzandosi, nonostante la giovanissima età e la quasi totale inesperienza in materia di navigazione, in nome della responsabilità che, da futura sovrana, essa sente verso il proprio popolo.
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Tutto il film gravita attorno al rapporto di interdipendenza tra uomo e natura: se da un lato, la principessa, dando subito prova del suo rispetto per l’ambiente, è da questo protetta e ripagata, l’altro personaggio principale del film – il semidio Maui – è costretto a vivere in esilio, privato dei suoi poteri, per aver rubato il cuore di Te Fiti, simbolica Madre natura, energia creatrice di tutte le cose. L’oltraggio di Maui tuttavia trova giustificazione nella buona fede eroica del personaggio, che trasforma la sua insicurezza in grandi imprese e nel clamore popolare che ne deriva. Ecco qui che il film stupisce ancora, nell’analisi acuta dell’esigenza egotica dell’eroe, che – difficile da gestire – può portare a vere e proprie catastrofi. Allo stesso tempo, la temibile strega della lava e del fuoco, Te-Ka, apparentemente portatrice di morte e distruzione, altro non è che l’altra faccia della natura, quando è privata della sua purezza orginaria. La portata innovatrice di Oceania non sta tanto nella sua ambientazione esotica – frutto, più che altro, di una scelta di mercatoo – quanto nel fondamentale insegnamento che non esistono buoni e cattivi, ma solo esseri più o meno sofferenti.
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Con una colonna sonora coinvolgente e personaggi secondari che non brillano certo di originalità, ma che nel complesso, funzionano – o che, perlomeno, sono facili da ignorare – Oceania racconta una storia che vira con forza verso il nuovo corso della casa di produzione, che conferma la sua assoluta supremazia all’interno del mondo dell’intrattenimento per bambini.
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