“Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. (J. D. Salinger)
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Charles – breve volume di Alessandro Tota, autore barese residente a Parigi – ripercorre i versi e la personalità del presimbolista francese, calati nel contesto di quella che si presuppone essere stata la giovinezza dell’autore. Charles Baudelaire – il dandy, il poeta – catapultato nella Bari contemporanea, condivide il Tavernello e il fumo da quattro soldi sugli scalini delle Poste di via Nicolai e va a guardare il mare – perché, si sa che se Parigi avesse avuto il mare… – per lasciarsi ispirare dai frangiflutti squadrati. Charles racconta la familiarità del lettore con il letterato e dà un segnale, fin dalla scelta del titolo, della demitizzazione della letteratura, sabotando il piedistallo che isola l’artista dal pubblico, privando quest’ultimo del suo naturale diritto alla poesia e alla bellezza.
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Per questo racconto, Tota si serve di un tratto dissacrante – erede del più feroce fumetto satirico francese – e di personaggi che interagiscono in sequenze regolari, in cui l’espressione si alterna alla parola e costituisce la robusta vena comica dell’opera. La decadenza del personaggio e dell’ambiente è, però, stemperata dall’uso dell’acquerello che la bilancia con una lirica contemplazione della natura, così come nella poesia del vero Charles Baudelaire.
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Una nuova narrazione per una nuova Bari
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Claudio, Carlotta, Giulio, Cesare e Nicola sono un gruppo di debosciati che trascorrono le loro giornate a contemplare, nella poesia di Baudelaire, la trasfigurazione lirica del loro cazzeggio. Allo stesso modo, il vecchio dandy sembra trovarsi a suo agio nel disagio punk, dove porta a compimento la sua vocazione per l’isolamento e l’autodistruzione. Risulta estremamente gustoso il modo in cui Tota dona sfumature umane a Baudelaire, pronto a rinnegare il suo ruolo di vate per amore di un’indigena e a ironizzare sulla propria figura di poeta maledetto, calato in una Bari riconoscibile, pur senza elementi di folklore.
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Charles di Alessandro Tota piacerà molto ai lettori che stanno vivendo in questi anni il tentativo di internazionalizzazione del capoluogo pugliese. I millenials sono i protagonisti e primi fruitori del fermento culturale che sta iniziando pigramente a mettere da parte l’idea di un Sud isolato dal resto del mondo e che si è posto il difficile obiettivo di adeguarsi al trend europeo, senza abbandonare le proprie tradizioni. Charles è una delle manifestazioni di questo cambiamento, un prodotto ironico e colto, in grado di rispecchiare il desiderio barese di una nuova narrazione, libera dalla cifra meridionalista.
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