Waitin’ 4 the Dawn è un viaggio esistenziale in tre atti, oltre che il quarto disco per la band progressive Movin’ K. L’attuale line-up dei Movin’ K è costituito da Francesco “K” Epiro (voce, piano, tastiere, principale autore e compositore dei brani), Salvatore Gagliano (chitarra), Federico Mongelli (batteria), Riccardo “L” Sostene (basso) e Maria Rita Briganti (voce).
Di seguito, alcune domande alle quali i Movin’ K hanno risposto per Borderline24.
È difficile collocare Waitin’ 4 the Dawn nell’ambito di un genere musicale. Si è trattata di una scelta presa prima di mettervi al lavoro, o della quale i Movin’ K hanno preso atto alla fine?
Non si tratta di una scelta, ma di una vera attitudine nei confronti della musica. L’approccio che abbiamo nella composizione di una canzone o nella creazione degli arrangiamenti è puramente emozionale; ogni singolo brano rappresenta un particolare stato emotivo, ed è l’emotività stessa che determina il sound con il quale verrà elaborata la canzone. Rifiutiamo, e questa è maggiormente una scelta concettuale, la necessità di vestire i nostri lavori con un’etichetta di genere definita, o canoni riconoscibili per cui il nostro lavoro possa facilmente essere collocato nella tal playlist o identificato con l’eventuale tag. Parliamo di emozioni, cantiamo emozioni, sentiamo la necessità di comunicare emozioni, perché dovremmo plagiare questi riflessi d’ispirazione e sentimento per modellarli su di una superficie canonica e pre-confezionata? In questo senso si può definire il sound dei Movin’ K un rock di matrice “Prog”: non tanto per i richiami musicali, che sicuramente sono presenti, ma quanto per il desiderio e la necessità di non porsi limiti sperimentando ed esplorando gli infiniti campi fertili che la musica ci pone davanti. Waitin’ 4 the Dawn si è generato grazie alle traduzioni in musica di alcuni momenti di vita personale, intimi, intensi e a volte drammatici, che hanno solcato gli ultimi anni del cammino esistenziale dell’autore dei brani. Esteriorizzare attraverso delle canzoni sentimenti complessi e profondi come misticismo, alienazione, dolore, rabbia, speranza, delusione, porta a “sentire” queste stesse canzoni in modo assolutamente emotivo e ogni musicista coinvolto nel progetto è entrato in sintonia con la natura interiore della musica, privandosi del classico approccio “di mestiere” agli arrangiamenti ma contribuendo sinergicamente alla creazione di un sound che nonostante sia probabilmente difficile da collocare in un genere musicale predefinito presenta comunque una sua identità artistica precisa e riconoscibile.
Cosa è cambiato rispetto ai dischi precedenti?
Oltre la naturale evoluzione e maturazione artistica, che probabilmente rende il nuovo lavoro più credibile e concreto dei precedenti, questo album ha avuto una lavorazione molto più lunga e complessa di tutto ciò che la band ha prodotto negli anni scorsi. La volontà era creare un prodotto che suonasse esattamente come “suonava” nei nostri pensieri e nelle nostre intenzioni. Spesso produzioni indipendenti che non possono beneficiare dei budget e delle possibilità delle grandi produzioni si arrendono a compromessi e mediazioni che condizionano anche il risultato artistico finale. Anche noi stessi risentendo alcune canzoni registrate in passato ci rammarichiamo che alcune cose non sono venute come volevamo; con Waitin’ 4 the Dawn abbiamo fatto un grande sforzo economico e professionale per presentare un prodotto che fosse come è stato pensato e desiderato, frutto di 3 anni di lavorazione e curato in ogni dettaglio, compresa la grafica ed il package del cd. Fondamentali in questa evoluzione sono stati l’inizio della collaborazione con il TdE Studio di Simone “Momo” Riva, che ha curato il mix ed il master dell’album, contribuendo alla definizione del sound e ad altri aspetti produttivi (grafica, track list); e soprattutto l’ingresso nella line-up di Maria Rita Briganti, che grazie alla sua capacità comunicativa ed al suo talento vocale ha portato nuova luce alzando il potenziale artistico dei brani, rielaborati per valorizzare la sua presenza. Inoltre il contributo di artisti quali Davide DaG Gullotto, Massimo Maltese e Paola Lautieri hanno permesso ulteriori rifiniture per rendere al meglio i brani che hanno goduto delle loro performance. L’ingresso di Maria Rita e la collaborazione con il TdE Studio, e l’impatto che hanno avuto sulla produzione del nuovo album, hanno convinto la band a rimettere mani su alcune canzoni del 2° album Until your Breath is Over del 2012 che verrà ripubblicato a breve in una nuova edizione. (Park your Butt del 2014 era un EP con 6 canzoni che poi sono state rielaborate ed introdotte nella track list di Waitin’ 4 the Dawn che quindi è il 3° album della band).
Questo album è dedicato a Prince e Bud Spencer, due che ci hanno lasciato in questo funesto 2016, e a Robin Williams. Cosa hanno significato per i Movin’ K?
Prince è uno degli artisti che hanno maggiormente influenzato ed ispirato Francesco K Epiro. La sua improvvisa scomparsa è stata un vero shock, e la dedica vuole essere un immenso grazie per il dono meraviglioso che ci ha fatto grazie al suo talento ed un commosso addio a chi ha reso migliori i nostri giorni con la sua magia, consci che il vuoto incolmabile lasciato dalla sua scomparsa farà male per molto tempo.
Magia appunto, come l’energia luminosa che avvolgeva ogni sorriso di Robin Williams, artista straordinario, unico, capace di toglierti il respiro con risate scatenate da un umorismo devastante, dissacrante, intelligente, mai banale, e nello stesso tempo commuoverti come nessun altro, con quella sua espressività che dava lo stesso incredibile spessore sia alla gioia che al dramma. La sua scomparsa è stata talmente drammatica da renderne insopportabile il solo pensiero. A lui un infinito grazie e sconfinata tenerezza.
Bud Spencer rappresenta per tutti noi quell’inossidabile legame con il nostro io bambino; basta una sola scena, una sola scazzottata o un solo accenno del tema fischiettato di Trinità per proiettarci in un mondo lontano nel tempo ma eterno nel cuore, abbracciati ai nostri padri e cullati da quell’umorismo epico e quella spensieratezza che rendeva ogni film un respiro leggero e famigliare necessario a rendere armonico ogni pensiero e darti quella sensazione calda di appartenenza. In Waitin’ 4 the Dawn la ricerca interiore della propria identità perduta ed il collegamento filosofico ed esistenziale fra i sogni e le speranze del nostro io bambino e l’esperienza e le disillusioni del nostro io adulto è un tema fondamentale, quindi la dedica a chi riporta in un attimo il nostro pensiero alla nostra infanzia sembrava giusto e dovuto.
Waitin’ 4 the Dawn si struttura come un viaggio esistenziale in tre atti. Possiamo considerarlo un concept album?
Sicuramente l’album presenta molte peculiarità caratteristiche di un concept album, anche se in realtà non nasce con quell’intento. Da un punto di vista stilistico la forma “Concept” è una delle vie più gradite all’autore per raccontare le proprie storie; la forte influenza di artisti come Pink Floyd e Peter Gabriel nella formazione artistica dei Movin’ K rende questo tipo di rock un ambiente molto famigliare. Inizialmente l’album era un miraggio non definito in cui riuscire a creare un’efficace track list, risultato di una scelta difficile fra una trentina di brani (!) composti, prodotti e registrati in 3 anni d’intenso lavoro, tanto che per un breve periodo si era addirittura pensato ad un album doppio, idea scartata principalmente per non appesantire il futuro ascoltatore con un prodotto troppo complesso da “assorbire”. Le canzoni riflettono attimi di vita e conseguenti stati d’animo reali di un preciso periodo esistenziale, quindi inevitabilmente i testi delle canzoni avevano un percorso comune ed identificabile. Per questo, nonostante non sia stata creata volutamente una storia o un personaggio con un cammino definito dalla prima all’ultima canzone, alla fine si è scelto di collocare i brani nella track list del cd con un senso logico ed un percorso ideale che comunicasse tensione, continuità e risoluzione. L’idea di identificare maggiormente questo percorso con la suddivisione in tre atti è del fonico Simone “Momo” Riva, ed è stata accolta subito con entusiasmo da tutti i Movin’ K.
Mi sembra di capire che la dimensione spirituale sia un aspetto importante per comprendere i Movin’ K. Qual è il loro punto di vista?
La spiritualità ed il confronto continuo con Dio è il tema fondamentale tra quelli affrontati dai Movin’ K; lo è sia quando è esplicito, sia quando si riflette su aspetti sociali, relazionali o esistenziali. Ogni canzone porta nella sua identità la volontà che l’ascolto della stessa possa stimolare un desiderio di ricerca spirituale ed un senso di bisogno di dialogo con Dio, perché nella rivelazione del nostro io spirituale si cela la reale appartenenza cui tende la nostra anima e si può comprendere maggiormente il nostro vero essere. L’autore vede ogni sua creazione, a prescindere dalla sua qualità o collocazione progettuale, come un dono dell’incessante ispirazione con cui Dio coltiva il suo cammino artistico ed umano, e sente la necessità di rendere grazie per la possibilità di trasformare in note e parole i propri tormenti ed entusiasmi interiori, comunicando senza freni culturali la sua fede ed il bisogno che pensa abbia ogni singolo individuo di Dio e di una maggiore profondità spirituale per affrontare ogni conflitto quotidiano e risolvere le proprie inquietudini esistenziali. L’autore è dichiaratamente profondamente cristiano e fortemente critico verso la Chiesa cattolica ed in generale verso le istituzioni religiose e le loro contraddizioni dogmatiche, il loro uso distorto della fede a favore di logiche politiche di potere, i fanatismi ed in generale qualsiasi forma di estremismo, soprattutto quando viene tradotto in forme di violenza fisica, psicologica o culturale. La tolleranza, il dialogo ed il confronto sono basi solide ed incorruttibili su cui fondare la propria fede e, in base al personale credo, l’affermazione forte e sentita del Dio cristiano e di Gesù Cristo come guida spirituale viaggiano in parallelo con la sensibilità sociale e l’amore verso il prossimo privo di qualsiasi identità religiosa, razziale o sessuale. Il messaggio dell’autore è rivolto a chiunque ed indica il dialogo interiore e personale con Dio come una necessità dell’anima, senza forzature in una direzione o nell’altra, ma considerando il rapporto di Dio verso ogni singolo essere vivente qualcosa di assolutamente personale ed esclusivo, in cui ogni singolo individuo deve vedere trionfare le proprie necessità prive di qualsiasi condizionamento culturale. Per questo motivo la forte componente spirituale delle tematiche della band è altrettanto fortemente non-religiosa, e l’esplicita identità cristiana non corrompe un messaggio che invita ad una ricerca spirituale libera, profonda e sempre tollerante e solidale nei confronti del prossimo, vedendo il confronto come un occasione di crescita e non una possibilità di primeggiare.