Nel 1976 la frazione di Bari, Macchie, dove abitavano già decine di persone, fu trasformata in zona “artigianale”, perché situata a ridosso dell’aeroporto. Sono passati da allora 40 anni, durante i quali i residenti, ormai 2mila persone, hanno dovuto combattere con la burocrazia per fare valere i loro diritti di quartiere senza una corretta viabilità, senza giardini e senza scuole. Oggi l’assessore all’Urbanistica Carla Tedesco ha presentato in giunta l’atto di indirizzo che dà mandato al direttore della ripartizione Urbanistica ed Edilizia privata di provvedere ad una variante per Palese Macchie: in sostanza il quartiere non sarà più identificato come zona artiginalae ma come residenziale.
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L’attesa variante dovrà: preservare e valorizzare l’edificato residenziale esistente senza aumentarne sensibilmente il carico urbanistico; fornire le dotazioni essenziali di servizi; razionalizzare la viabilità di accesso e di uscita; ridurre o annullare l’attuale destinazione a “Zona produttiva di tipo B”, che consentirebbe la realizzazione anche di edifici commerciali ad alta concentrazione vietati dalle norme di sicurezza aeroportuale; preservare e valorizzare il paesaggio rurale esistente e, soprattutto, favorire la realizzazione di opere di mitigazione dell’impatto ambientale derivante dalla presenza dell’aeroporto (ad esempio ampie fasce di verde di protezione).
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“Parliamo – spiega Carla Tedesco – di un’annosa vicenda che deriva dal fatto che nel 1976, nel Piano Quaroni, l’abitato di Macchie non venne riconosciuto come tale ma fu tipizzato urbanisticamente, appunto, come zona produttiva di tipo B (artigianale). Fin dai primi anni Ottanta, con espressioni sia del Consiglio comunale sia della Regione, si è evidenziata la necessità di procedere ad una variante urbanistica che riconoscesse la presenza dell’insediamento abitativo e per raggiungere tale obiettivo sono state portate avanti diverse iniziative il cui iter, però, non è stato mai perfezionato. Da quasi venti anni gli abitanti, riuniti in Comitato, si battono per ottenere il riconoscimento dell’esistenza di una piccola comunità, vivace e coesa”.
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L’ultima iniziativa in ordine di tempo volta a definire le questione risale all’adozione in Consiglio Comunale, nel 2006, di un piano particolareggiato la cui procedura non è mai arrivata a compimento, anche a causa di un ricorso amministrativo.
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“Per noi è un atto molto importante – spiega Vincenzo Lomoro, presidente del comitato cittadino di Macchie – per il qale abbiamo combattuto per decenni. Ora finalmente potremo avere una degna viabilità, giardini, presto sarà consegnata la prima scuola materna del quartiere e si potrà costruire, ovviamente nel rispetto della normativa urbanistica”.