L’emergenza riguarda Bari e tutta la Puglia. Entro dieci anni (anche se i primi effetti soprattutto per i pediatri si presenteranno già dal 2017) la regione si troverà con 2.300 medici di famiglia in meno, pari al 70 per cento dell’intera categoria. A lanciare l’allarme è Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari che ha incontrato nei giorni scorsi anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
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Dottor Anelli, tra dieci anni andrà in pensione il 70 per cento dei medici. Cosa succederà in Puglia?
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“Se non si interviene fin da subito sarà una vera e propria emergenza”.
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Non ci sono sostituti?
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“Dalle nostre rilevazioni non ci sono, o meglio non abbastanza per coprire l’emergenza. Questo perché il meccanismo di ingresso alla professione per medici generali e pediatri è farraginoso. Oggi per coprire una zona carente quando va via un medico ci vogliono da tre a quattro anni. Perché una volta che il medico va in pensione, la Asl prima deve rilevarne la carenza, poi pubblica dopo mesi la richiesta, poi si passa a chiamare dalle graduatorie, poi ci sono le rinunce. Ci sono tempi biblici che metteranno a rischio l’intera resa del comparto”.
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L’allarme riguarda soprattutto i pediatri?
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“Si. Oggi quando va via un pediatra, diventa drammatico. Ci sono le proteste delle mamme, i bimbi vengono assegnati in via provvisoria. Il picco dei medici in pensione sarà tra cinque anni. Quando andranno contemporaneamente via 300 all’anno. Come si farà? Se poi si riporta questa emergenza negli ospedali, la situazione sarà ancora peggiore. Il pediatra è una figura importantissima. Ogni pediatra può avere in cura al massimo 850 bimbi. Se va via uno, l’emergenza si riesce a coprire. Ma se più persone in contemporanea vanno in pensione sarà il caos”.
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Quali soluzioni si potrebbero apportare?
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“Bisogna incrementare le borse di specializzazione. Ad esempio per medicina generale quest’anno sono state ridotte da 120 a 80. Attualmente i medici che sono nelle graduatorie (3mila circa) non sono più tutti disponibili, perché molti stanno già lavorando. Molti giovani sono andati all’estero e si sono persino cancellati dall’Ordine di provenienza. Bisogna intervenire sulle procedure di sostituzione, alleggerirle, renderle più semplici. Stiamo rischiando tanto e con la sanità non si può rischiare. Noi siamo pronti a dare battaglia e ad avviare una campagna a livello regionale”.