Dopo la batosta economica presa nella stazione di servizio, nella quale per pranzare ho speso la mia tredicesima, mi dirigo lentamente verso il distributore. C’è crisi e in Italia la benzina costa, ma quando leggo un euro e ottanta al litro, mi rendo conto che le autostrade sono una repubblica a parte. Già normalmente su un euro e sessanta di benzina io pago 0,000981 euro per la guerra d’Etiopia 1935 (e quanto è costata questa guerra? Come sono andati sul fronte…con la Ferrari? Dice: “Ci accampiamo qui nel deserto?” No, ho prenotato un cinque stelle lusso che è NAFAVOLA!!!); poi pago 0,00723 euro per la crisi di Suez 1956 (cioè fatemi capire, la Francia, la Gran Bretagna e l’Israele occupano un canale portuale e io a distanza di sessant’anni ogni volta che metto la benzina devo fare una postepay a sti str…..zi ?); poi pago 0,00516 euro per la ricostruzione del disastro del Vajont (qui non mi esprimo neanche); 0,00516 euro per l’alluvione di Firenze 1966 (non so perché, ma secondo me c’è lo zampino di Renzi e se lui non c’entra, sarà stata colpa di qualche suo parente); poi pago 0,00516 euro per il terremoto del Belice 1968, e ancora 0,0511 euro per il terremoto del Friuli 1976, e poi 0,0387 euro per la ricostruzione post terremoto dell’Irpinia 1980; poi nell’83 qualcuno pensò bene di invadere la Palestina e, per colpa sua, noi oggi paghiamo 0,106 euro al litro (le cifre iniziano a farsi importanti). E alla Bosnia niente gli vogliamo dare ? 0,0114 euro per la missione del 1996…e si continua con 0,02 euro per #ILRINNOVODELCONTRATTODEGLIAUTOFERROTRANVIERI (Cioè io prendo i mezzi per non prendere la macchina perché non c’ho i soldi per la benzina, e invece se faccio benzina mi sto praticamente pagando il biglietto del tram? Perché? Per quale motivo?). Ma non è finita! Nel costo della benzina paghiamo anche l’acquisto di autobus ecologici nel 2005, la ricostruzione dell’Aquila (voglio far presente che sono ancora nei container), poi un ipotetico finanziamento alla cultura -ma che forse non tutti sanno che era una manovra per finanziare dei film di quart’ordine- poi finanziamo anche l’arrivo degli immigrati nel 2011 e per finire paghiamo qualche centesimo per far fronte ai terremoti in Emilia…mi sembra giusto.
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Arrivo al distributore, il benzinaio si fa attendere, mi guarda da lontano ma rimane lì immobile e mi punta come un cane da fiuto…dopo due minuti in cui i nostri corpi comunicano con un linguaggio di sguardi che nemmeno Sergio Leone in un western sarebbe stato in grado di mettere in scena, alla fine lui si muove e io penso: “Ok…almeno è vivo”. Si avvicina e mi dice: “Deve fare benzina?”. No, sono qui per girare un documentario su Biancaneve e i sette Ottani! Lui, come se nulla fosse, afferra l’erogatore di super e chiede: “Il pieno?” E faccia il pieno.
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30 euro dopo mi sento rapinato più di Kim Kardashian dopo una notte in hotel. Pago, inforco il casco e vado via.
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Il pieno alla moto è piacevole, il serbatoio diventa come un grosso “siberino” che rinfresca l’interno cosce, il sole da lì a poco lo riscalderà talmente tanto da trasformarlo in una caldaia, e quella piacevole sensazione di frescura primaverile si trasforma in ustione di terzo grado modello escursione nel deserto a Sharm el-Sheikh.
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Imbocco l’autostrada e riprendo il mio viaggio. Una veloce occhiata ai chilometri effettuati, e la consapevolezza di essere appena a un quarto del viaggio si impadronisce della mia mente. E’ la sfida più antica del mondo, l’uomo contro se stesso, superare i propri limiti è nell’indole umana, fare cose stupide senza un’apparente motivo è nel dna umano altrimenti non si spiegherebbero quelli che si lanciano con il paracadute, quelli che camminano sui carboni ardenti e quelli che sostengono Renzi.rnChi non si è mai messo alla prova, chi non ha mai sfidato se stesso, non può dire di aver vissuto davvero la propria esistenza. La mente, quando sei in moto, va molto più veloce della strada che scorre sotto le nostre gomme, i pensieri filosofici prendono il posto delle foto di Diletta Leotta “alla nuda” che ormai girano, più del Kebab, sugli smartphone degli italiani e compaiono all’improvviso nella nostra mente, come la pubblicità prima dei video di YouTube, solo che al contrario di quest’ultima, non clicchiamo mai SALTA L’ANNUNCIO.
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I paesaggi scorrono veloci e fuggono via dai nostri occhi mischiandosi con i gas di scarico della nostra moto. Spesso siamo troppo concentrati sui nostri obiettivi per guardare quello che di meraviglioso ci circonda, e a volte sono istanti che rimpiangeremo per il resto della nostra vita,. Ma avere uno scopo, una meta da raggiungere, è l’unica cosa che dà un senso alla nostra esistenza…ci avete mai pensato ?
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Mi aspettano ancora tanti chilometri all’arrivo, tanti “farò” e tante promesse che dovrò mantenere con me stesso, la testa protesa in avanti con il collo in tensione, la mani strette alle manopole e gli stivali sulle pedane. Io e la moto siamo una cosa sola in quell’istante.rnAdesso la strada mi chiama…Riccione è lontana, ma non vedo l’ora di arrivarci per raccontarvi un’altra storia.rnBuona strada ragazzi !