Eccolo lì, il casello…lo osservi da lontano con lo stesso sguardo con cui l’elettricista di Cristoforo Colombo vide per la prima volta l’America e gridò: “Terra…terra”. In quel preciso istante capisci che da lì in poi non potrai più cambiare idea.
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Gli altri passano con il telepass, alcuni aprono il finestrino, allungano la mano, prendono il tagliandino e via…tu no. Il motociclista deve attuare una procedura ben precisa, degna dell’attivazione di un ordigno nucleare, una roba che al mondo sanno fare solo i motociclisti e Putin: alzi la visiera – togli i guanti – apri il borsello cosciale – prendi il portafogli – prendi il bigliettino mentre la vocina del casello ti ha ripetuto per 36 volte “Ritirare il biglietto, grazie” – inserisci il bigliettino nel portafogli – nel frattempo la sbarra si è alzata e ti guarda come un vigile urbano che ti ha chiesto di spostare la macchina perché altrimenti ti fa la multa ma tu non trovi le chiavi e vuoi morire – riponi il portafogli – la vocina continua a ripeterti “Grazie e buon viaggio” – ti gratti la “sala giochi” in maniera scaramantica – ti accorgi che dietro c’è un’Audi targata Bologna che, se potesse, ti passerebbe da sopra per quanto tempo gli stai facendo perdere – chiudi il cosciale – “Grazie e buon viaggio” Ho capitoooooooo!!! – infili i guanti – sbuffi – “Grazie e buon viaggio” Ma bastaaaaaa me ne vado giurooooo!!! Controlli nuovamente se hai chiuso tutte le cerniere – metti la prima, parti sgasando come un animale e mandi a cagare la vocina che ti sta augurando ancora “Grazie e buon viaggio.”
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Entrato in Autostrada ti sale il “Crutchlow” immediatamente e vorresti far vedere a quello dell’Audi come lo svernici su una ruota, ma ti passa immediatamente appena inizi a intravedere quella marea di cartelli con scritte bianche in campo verde che fanno tanto Pontida, in realtà ti avvisano amorevolmente che se ti azzardi ad andare a 10 km/h in più della velocità prevista, arriveranno in sequenza: la Polizia, i Carabinieri, l’Esercito, la NATO, l’A.N.A.S, gli X-Man, Carmelo Ezpeleta, la mamma di Lorenzo che ti cazzia perché stai andando più veloce del figlio e ora lui sta piangendo e Giovanni Rana che ti invita a mangiare a casa sua.
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Quindi decidi che la tua missione sarà quella di mantenere costante quel numerino formato da uno, tre e zero, sul display del tuo missile. Dopo qualche chilometro la moto che sta andando a un quarto della potenza per cui è stata costruita in Giappone, ti guarda come fa una donna quando non riesci a mantenere “alta la sbarra del casello”. Tu prima cerchi di cambiare argomento parlando del panorama, del posto in cui andrete, ma quando capisci che non funziona, tenti di giustificarti dicendole: “Ma sai amore, se tiriamo mi tolgono la patente…Mi fanno la multa…Mi mettono in galera e poi buttano la chiave”. Da quel preciso momento lei non ti rivolgerà più la parola e inizierà il viaggio in solitaria vero e proprio.
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La gente passa, ti guarda e pensa: “Ma guarda quel pazzo…chissà dove va”, i bambini nelle auto ti guardano, ti salutano e pensano: “Bestiaaaaaaaleeee voglio la moto, voglio la moto, voglio la moto voglio la moto”, sono piccoli semi che lasciamo e che da grandi daranno buoni frutti, non tutti però, a volte causa la siccità, causa grandine, causa Xylella, causa papà con l’Audi, quel semino o non attecchisce o lo fa in maniera sbagliata. E’ così che nascono quelli che poi da grandi andranno in giro con il T-max, il casco jet, il bermuda e lo scarico Akrapovic, una sorta di #vorreimanonpossoperchénonlasoguidareunamotovera.
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Pazienza, noi almeno c’abbiamo provato. I chilometri sembrano dilatarsi, la strada è come una scala mobile imboccata al contrario, ogni tanto tenti di sgranchirti le mani ma è tutto inutile, il sangue ha smesso di irrorarle molti autogrill fa…uno tre zero, ricorda la missione.
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I reni ti fanno un po’ male, poi passa, non perché il dolore si affievolisce, ma perché forse li hai persi sulla A14 all’altezza di Cerignola. Ti fai forte, e pensi…pensi a quanto è bello viaggiare, alla meta che ti aspetta, allo scopo di questa tua evasione dal mondo, pensi a un po’ di cose tue, gente a cui vuoi bene, il sorriso di tuo figlio, pensi alla separazione dalla tua ex moglie, e ti rendi conto che, in fin dei conti, ha ragione lei quando dice che è stato meglio così, che è stata una decisione presa in due…lei e il suo avvocato…in effetti sono due! Poi te ne freghi, apri un po’ la visiera ma i moscerini si lanciano su di te come kamikaze Giapponesi a Pearl Harbor e capisci che forse è meglio tenerla chiusa quella visiera.
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Centotrenta chilometri orari, ci sono gli autovelox, ma di quelli un po’ te ne freghi, sai dove sono, li conosci, con alcuni c’hai pure l’amicizia su facebook…il bastardo è il tutor, una macchina infernale, una sorta di telemetria costruita da Giuda, ma in fin dei conti se pensi che grazie a quello sono diminuiti gli incidenti stradali, li tolleri con piacere e continui a tenere d’occhio il contachilometri.
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Forse è ora di prendere un caffè. Cerchi un autogrill e inizi a fare il conto alla rovescia dei chilometri che mancano, quasi stessi aspettando la mezzanotte del Capodanno…5…4…3…2…1 Auguri!!!
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CONTINUA…