Murphy e Falchuck colpiscono ancora. Dopo la pioggia di critiche che li ha colpiti dopo l’opulenta quinta stagione, Hotel, i due autori di American Horror Story hanno presentato al pubblico un prodotto pulito, classico, meno glam e più horror. Niente più lustrini, pop star, vampiri fashion, siamo tornati all’ABC dell’horror: una casa stregata, una coppia di città trapiantata nella spietata campagna americana, coltelli affilati, oscure presenze e simbologie ancestrali. Il titolo, My Roanoke Nightmare, ci porta immediatamente in una delle tante leggende americane dell’età della colonizzazione che racconta di una colonia inglese scomparsa nel nulla alle fine del XVI secolo e rivela il tema della stagione, a lungo nascosto dalla produzione.
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rnLa première introduce una tecnica inedita per la serie, apparentemente ispirata ai reality fake della televisione americana – importati sui nostri Real Time, Dmax e compagnia cantante – che ricostruiscono le scene del crimine attraverso la viva voce dei sopravvissuti. I protagonisti, Shelby e Matt Miller, interpretati nella versione “reale” da Lily Rabe e André Holland e nella “ricostruzione” da Sarah Paulson e Cuba Gooding Jr, si sdoppiano così come si dipana la storia, divisa tra il piano del ricordo e la tensione della diretta. Questo espediente, che strizza l’occhio al pubblico televisivo sempre più affamato di realtà, si rivela – stando al primo episodio – piuttosto accattivante.
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La trama è tanto semplice quanto efficace: una coppia – così dolce da essere subito insopportabile – scappa dalla violenza della metropoli, pronta a rifugiarsi tra le braccia di madre natura, dimenticando – proprio perché i protagonisti degli horror probabilmente non hanno mai visto un horror – che pochi posti in America sono pericolosi quanto le ville coloniali abbandonate in mezzo al bosco. Il sogno d’amore e di perbenismo dei due, un rappresentante farmaceutico afroamericano e un’insegnante di yoga bianca come il latte, si scontra rovinosamente (e con sommo gusto del pubblico) nel terreno irrorato di sangue dell‘East e nell’incontro con i nuovi, inquietanti, vicini. In soccorso della coppia arriva Lee, sorella di Matt, interpretata da Angela Basset/Adina Porter, un’ex poliziotta dipendente dagli antidolorifici, sola al mondo e con niente da perdere – personaggio perfetto per la Basset, con la sua magnifica e perenne espressione da vera dura.
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Un pugno di personaggi, pochi elementi narrativi e una formula consolidata fanno di questo primo episodio un inizio rassicurante: gli autori evidentemente sanno di poter contare su un cast la cui preparazione e il seguito non sono più messi in discussione e riescono a divertirsi nel reinventarsi in un’ulteriore variante del tema horror. Nel finale, ci si carica di aspettative per la settimana prossima con il ritorno della colonna portante attoriale della serie – Kathy Bates – e un’ambientazione che grida: “Blair Witch!”. Tremate, tremate, le streghe son tornate.