Amiche ed amici gourmet, quest’oggi vi parlerò di un posto che frequento da tanti anni e che è sempre stato un punto di riferimento per gli appassionati della buona e sana cucina: “Già Sotto l’Arco” a Carovigno.rnrnLa chef Teresa Buongiorno e suo marito Teodosio sono una coppia straordinaria: lei in cucina dimostra tutto il suo innato talento condito da una passione che traspare in ogni piatto, lui in sala fluttua tra i tavoli con innata grazia e maestria accompagnando i commensali attraverso percorsi gustativi con vini strepitosi scelti con cura e classe, senza mai strafare con “carte” improponibili (bonus). Ci son tornato con la mia bella Elena proprio la scorsa domenica a pranzo dopo aver già degustato una bella mostra di de Chirico al castello di Conversano.rnrnDunque alle ore 12,45 ci siamo accomodati e abbiamo iniziato con un piccolo capolavoro di benvenuto dalla cucina: nido di seppia freschissima su vellutata di piselli e gocce al wasabi . Eccellente anche nell’eleganza della mise en place.rnrnPoi il gioco è iniziato a farsi serissimo con una strepitosa capasanta con crema di mandorle e mango: pensare e creare un simile accostamento di sapori delinea il percorso innovativo della chef Teresa che possiamo senza alcun dubbio definire di audace perfezione. Brava.rnrnIntervallo doveroso quindi con un esaustivo calice di puligny fumè Pascal Jolivet e l’incontro è potuto speditamente proseguire con un piatto che mi ha letteralmente commosso: spiedino di sgombro con scapece di melanzane, zenzero e salsa ponzu. Qui ho percepito la perfezione dei contrasti, l’acidità della melanzana alla scapece con la dolcezza dello scombro finemente arrostito, morbido e succoso, semplicemente perfetto! Chiudendo gli occhi ad ogni boccone ho rivisto il magnifico piatto del grande Antonio Scalera, che dello sgombro affumicato ne ha fatto uno straordinario cavallo di battaglia, trasformarsi in un quadro…alla de Chirico.rnrnA questo punto era inevitabile proseguire la degustazione con una rilassante e tranquilla burratina in pasta kataifi su salsa di pomodoro, capocollo, pomodoro secco e olive nere disidratate. Geniale nella composizione e delicata nelle accoppiate sensoriali. A mezza bottiglia di fumè è giunto a tavola quello che mia moglie ha definito una pittura di Mirò. Delicatissime mezze lune alla mediterranea con tonno, capperi e pomodoro confit con una macchia di peperone giallo. La pasta con cui sono stati confezionati questi ravioli era strepitosa: callosa, croccante e cucinata al dente. Piatto sublime.rnrnVisto che ormai c’eravamo avviati verso la fine della francese bottiglia, ci è sembrato doveroso proseguire con un secondo assaggio di primo: orecchiette al ragout bianco di agnello su crema di ricotta. Piatto della tradizione domenicale che ha fatto rievocare i sapori “della nonna” resi moderni con disarmante semplicità, trullallero trullallà.rnrnSella di coniglio in pastella con ripieno di cicoria selvatica e pomodoro confit a chiudere il percorso degustazione: avrei mangiato tre porzioni senza la pastella. Cottura della carne da Oscar, accostamento cicoria perfetto. Che dirvi dunque…nulla, se non aggiungere un pezzettino di formaggio con confetture di casa e godere seriamente urlando di piacere con il dolce finale: paradiso terrestre. Una esplosione di frutta e gelato, l’albicocca aveva qualcosa di miracoloso. Eccellete.rnrnConcludendo, concludendo ….evviva Teresa e Teodosio Buongiorno. Che Dio vi benedica.rnrn rn
rn
rn
rn
rn
rn