A Bari. Sono le 21, esci di casa ben vestito. E’ venerdì sera: devi incontrare degli amici. Tiri giù due cicchetti, poi il terzo. Probabilmente anche il quarto. Ti metti alla guida, credi di essere solo e corri. Tanto. Anche se sei in città. Ti senti un dio della velocità. E’ notte e pensi: “Chi mai potrà esserci per strada”. Il semaforo arancione lampeggia, ti avvisa che devi rallentare. Tu continui la folle corsa. E a casa non torni. O forse sì. Ma in compenso non torna qualcun altro che hai ammazzato. Sì, perché è questo che può succederti. Guidare senza rispettare le regole è come portare una pistola in tasca e non saperla usare: prima o poi qualcuno si farà male.
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Dal 27 giugno a ieri sera nella nostra città sono morte tre persone in incidenti stradali. Tra la fatalità e la sfiga, c’è l’incoscienza. Sempre imperdonabile. E’ imperdonabile per chi finisce sottoterra a 20 anni. E lo è quando decidi, per irresponsabilità, di mandarci qualcun altro. Chi aveva sperato che il riconoscimento dell’omicidio stradale avrebbe inibito “gli antieroi” della strada, evidentemente si sbagliava. Nella nostra città l’accusa per questo reato è scattata tre volte in cinque giorni. I due conducenti delle auto coinvolte nell’incidente che si è consumato all’incrocio tra via Amendola e via Omodeo (dove ha perso la vita un ragazzo di 21 anni), sono stati arrestati. A distanza di 24 ore, il giudice ha deciso che potevano tornare liberi, in attesa di processo, mentre qualcuno era già finito all’obitorio. Senza polemica, per carità. Anche il ventenne – alla guida dell’auto che a folle velocità ha investito e ucciso una signora di 49 anni – sarà arrestato non appena dimesso dall’ospedale dove è ricoverato. Lo ha assicurato il comandante della Polizia municipale Nicola Marzulli.
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Prevenzione
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La caccia ai colpevoli non ha mai salvato nessuno. Occorre, invece, interrogarsi senza indugi. Cosa non stiamo facendo per questi ragazzi sciagurati? Sicuramente, non stiamo parlando loro abbastanza. Perché – per quanto la legge sull’omicidio stradale sia stato un traguardo importante – non è (e appare evidente) la soluzione al problema. Se gli incidenti stradali sono tra le principali cause di morte in Italia, un motivo ci sarà. E non si può far finta che non sia così. Assieme alla “tolleranza zero” – di cui si parla all’indomani di qualsiasi evento scuota gli animi – bisogna investire sulla prevenzione. Bisogna cambiare la comunicazione sul tema, far passare il messaggio: chi si mette alla guida ubriaco è solo uno stupido e non un “figo”. Uccidere o uccidersi è solo da stupidi.
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La prevenzione – in qualsiasi campo – è il punto dal quale partire, a braccetto con la tolleranza zero, certo, per ricostruire l’idea di sicurezza in città. In questo percorso, però, dobbiamo crederci tutti. Istituzioni e cittadini. Perché sono i nostri figli quelli da salvare. E abbiamo il dovere di farlo subito, altrimenti qualsiasi commento post-strage stradale rischia di trasformarsi in vuota retorica “del giorno dopo”, formula rituale che non ha mai salvato nessuno.