Le bollicine si possono ottenere con metodo charmat o champenoise.rnrnIl metodo charmat o Martinotti – quello del comune Prosecco per intenderci – prevede la seconda fermentazione in autoclave.rn
Il metodo champenoise o classico – quello di champagne e Franciacorta ad esempio – è caratterizzato dalla rifermentazione in bottiglia, dal remuage (movimento rotatorio delle bottiglie inclinate all’ingiù per raccogliere le fecce), sboccatura (eliminazione delle fecce ghiacciando il collo della bottiglia) e successiva eventuale aggiunta di liqueur d’expedition (che determina il grado zuccherino, conferendo le differenti tipologie; in scala ascendente di zuccheri abbiamo: brut nature, extra brut, brut, extra dry, demi sec).
rnPoi ci sono i frizzanti naturali, che meriterebbero una classificazione a sé.rnrnSpesso guardati con sospetto quando ce li troviamo davanti la prima volta, sono in realtà vini d’antica tradizione. Il Prosecco una volta si faceva così.rnrnNegli ultimi anni, alcuni produttori hanno recuperato il “Colfòndo” dal dimenticatoio, valorizzandone le sue piacevoli doti, fino a creare un’interessante nicchia di mercato e di appassionati.rnrnSpesso chiuso con tappo a corona, un po’ torbido (per l’alta presenza di lieviti) e vinoso, può farci pensare a un vino di facile fattura. In realtà, per produrre un buon Colfòndo c’è bisogno di lunga esperienza e di un’uva perfettamente sana, pulita, priva di tracce chimiche.rnrnSi tratta di un vino rifermentato in bottiglia come per il metodo champenoise, ma a differenza di quest’ultimo non si ha la possibilità di correggere con il dosaggio post sboccatura.rnrnCome sempre accade nel recupero di tradizioni antiche, il rischio dell’effetto moda è alto. Da un paio d’anni il frizzante naturale si sta moltiplicando, con troppi risultati di dubbia qualità e qualche contraffazione: alcuni produttori industriali imbottigliano vini prodotti in autoclave senza filtrarli, dando la sembianza di un Colfòndo, macchiato però da un improbabilmente alto residuo zuccherino. Il vero Colfòndo non può che essere secco. Lasciate il metodo ancestrale agli artigiani! rnrnSu proposta di alcuni produttori veneti, l’iter amministrativo per il riconoscimento del “Prosecco Docg Spumante sui lieviti” – almeno qui – è stato avviato. rnrnSarebbe auspicabile un’identificazione nazionale del metodo ancestrale, richiamando il nome dato dai Francesi a questa tipologia. E’ una categoria che merita una classificazione autonoma per storicità e qualità. E’ un vino facilmente abbinabile con cibi leggeri d’ogni natura, aperitivi e salumi. E’ un vino pulito che crea convivio e allegria. E’ un vino che spesso migliora con gli anni. Da berne a secchiate.rnrnDifficile selezionare i migliori, vi scrivo gli ultimi bevuti: Subconscio rosé o Profondo bianco di Mauro Lorenzon, Colfòndo di Casa Belfi, Malvasia bianca e rosa di Donati, Rosato vivace di Rabasco.rnrnA secchiate.