BARI – I braccianti pugliesi sono scesi in piazza questa mattina, 25 giugno, a Bari per protestare contro i turni massacranti e le poche garanzie e tutele che nel settore agricolo. Anche la Puglia si è associata quindi alla manifestazione nazionale, organizzata da Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, contro il caporalato, lo sfruttamento del lavoro e per il rinnovo dei contratti provinciali di lavoro dei braccianti.rnrnMigliaia le persone che hanno partecipato al corteo (15mila secondo i sindacati), che hanno sfilato dalla 9.30 da piazza Massari fino a piazza Fiume. Presenti in prima fila anche i segretari generali di Fai, Flai e Uila, rispettivamente Luigi Sbarra, Ivana Galli e Stefano Mantegazza.rnrnI veri protagonisti sono però loro: i braccianti che ogni giorno sotto il sole cercano di guadagnarsi da vivere, spesso in condizioni talmente estenuanti da portare alla morte. Una di loro era Paola Clemente, deceduta a 49 anni nei campi il 13 luglio dello scorso anno mentre era al lavoro in un vigneto per raccogliere gli acini d’uva. E oggi a portare in piazza il suo ricordo c’era il marito Stefano Arcuri, che divideva con lei e i loro tre figli una casa a San Giorgio Jonico, a 300 chilometri da Andria, dove ogni giorno Paola andava a lavorare. “La mia dolorosa esperienza serve a spiegare – ha dichiarato Arcuri – perché è importante avere un contratto e, soprattutto, perché occorre opporsi al caporalato. I braccianti lavorano per molte ore per un guadagno misero, 27 euro al giorno”.rnrnDurante la manifestazione i segretari di Fai, Flai e Uila hanno chiesto al Governo di approvare una legge che tuteli i braccianti. “Bisogna passare – ha detto Sbarra – dalle parole ai fatti dopo tante chiacchiere e annunci dei nostri governanti, perché dai tragici avvenimenti di un anno fa con i 13 morti sui campi abbiamo un quadro legislativo e normativo sostanzialmente immutato”. Ha poi ricordato che l’unico atto approvato dal Governo è stato il decreto che permette l’utilizzo dei voucher in agricoltura. “Questo strumento – ha aggiunto – è un caporale di carta che porta ad avere gente sfruttata senza diritti, tutele e indennità. Serve invece costruire una grande alleanza contro fenomeno antico che può essere fermato e debellato”.rnrnSulla questione è intervenuto anche il ministro ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina. “Sono vicino ai lavoratori e alle lavoratici che hanno manifestato a Bari – ha dichiarato – e ritengo urgente arrivare all’approvazione della legge contro il caporalato che è all’esame del Senato, perché avere più strumenti penali e rafforzare la nostra rete del lavoro agricolo di qualità è fondamentale. Il caporalato è un fenomeno inaccettabile che va combattuto attraverso un impegno unitario delle istituzioni insieme ai sindacati, alle associazioni di categoria e al terzo settore”.rnrnIl prossimo passo del Governo per combattere il fenomeno? Martina spiega che “sono in attuazione nuovi piani di accoglienza e assistenza soprattutto ai lavoratori immigrati stagionali, che negli anni sono stati troppo spesso confinati in ghetti”. Con l’inizio della stagione di raccolta verranno rafforzati i controlli a partire da 15 territori prioritari, con l’attivazione di task force composte dagli ispettori del lavoro e supportate da carabinieri e corpo forestale dello Stato. “Si tratta – ha commentato – di un aumento significativo di uomini e mezzi impiegati nel controllo delle nostre campagne”.
In 15mila in piazza contro il caporalato, da Bari parte la rivolta dei braccianti
Pubblicato da: Natale Cassano | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:41
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