Il concetto di città turistica è di semplice intuizione se si tengono ben presenti alcuni elementi cardine: attrazioni storico/artistiche, porto turistico, polo commerciale, polo teatrale/musicale, stazioni balneari, percorsi enogastronomici, trasporti pubblici idonei. Di tutto ciò Bari ha poco o nulla, non offre null’altro pur avendone le potenzialità, è come una Ferrari col motore di una vecchia Fiat 500. Tolto quel poco di turismo religioso legato al culto di San Nicola che attrae centinaia di “pellegrini” degni di bar, focaccia e coni gelato non rimane che fotografare Palazzo Mincuzzi, il castello Svevo e il Petruzzelli, tutti rigorosamente dall’esterno. Dopo di chè il probabile crocerista viene trasportato di peso in valle d’Itria e dintorni lasciando deserta la città, preferendo ad esempio Trani molto meglio organizzata ed ambita.
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Basta sottolineare quindi la straordinaria mancanza di un lungomare dotato di sacrosanto porto turistico (vera follia). O programmazioni di cartelloni teatrali e musicali degni di nota, per non parlare poi dei pessimi collegamenti aereoportuali e di più che deficitari trasporti pubblici urbani.
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Il commercio quindi come potrebbe adeguarsi proponendo per esempio orari continuati o eventi a tema o scontistiche promozionali in pieno deserto cittadino? I costi di gestione, soprattutto in piena crisi di consumi, devono essere supportati da un flusso costante di gente stanziale e di transito, in mancanza dei quali si continuerà a parlar di “aria fritta” , buona solo per chi vuol dimagrire. Di chi la colpa? Facile: di decine di anni di amministrazioni ad personam e di scelte scellerate che hanno favorito lo svuotamento sistematico dei flussi di clientela. L’ultima follia sarà la sbandierata pedonalizzazione anche di via Putignani, Calefati e Principe Amedeo: unica città al mondo con quartiere residenziale/commercialernirraggiungibile.
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Bari città turistica del nulla.