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Franco Cassano (Pd): “Trivelle, perché voto scheda bianca”

Pubblicato da: redazione | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:12

Franco Cassano, deputato del Pd e sociologo, illustra in questa nota la scelta di votare scheda bianca al referendum sulle trivelle del 17 aprile

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La mia prima decisione è quella di andare a votare. Per quanto i quesiti referendari siano stati decimati e derubricati dalle diverse Corti, per quanto buona parte di essi sia stata vanificata dalla legge di stabilità, che ha sancito una moratoria delle ricerche, andrò a votare sia per ragioni generali, il rifiuto di rinunciare all’uso di uno strumento riconosciuto dalla Costituzione, sia perché i referendum sono stati promossi in primo luogo dalla regione Puglia e quindi esprimersi su di essi è ancor più doveroso per chi in quella regione vive.

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La seconda decisione è che non voterò no, perchè credo che l’argomento serio della autonomia energetica del nostro paese e quello della tutela dell’occupazione non possano essere invocati minimizzando con un’alzata di spalle (i soliti meridionali ostili alla modernità!) i danni all’ambiente che ricadono sull’intera comunità. L’Adriatico è un mare piccolo e chiuso e la Puglia è rimasta scottata dalla presenza inquinante di grandi impianti. La suscettibilità esasperata che attraversa la regione nasce anche da questo. E non è superfluo ricordare che la tutela dei beni ambientali è ancora più importante per una regione che nell’ultimo decennio ha trovato nello straordinario sviluppo del turismo uno dei pochi fenomeni positivi in contraddizione con il quadro deprimente di gran parte del Mezzogiorno.

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Tuttavia non voterò neanche sì perché non riesco ad identificarmi con un movimento che, anche in presenza della decisione del governo di non autorizzare le trivellazioni in Adriatico, dipinge la situazione come se fosse prossima ad una nuova catastrofe. Vedere dappertutto la presenza di interessi oscuri, ridurre il problema dell’approvvigionamento energetico del paese al losco disegno di grandi compagnie in collusione con politici e funzionari corrotti mi sembra una visione rozza e semplificata della politica, una visione con la quale è facile distruggere, ma è difficile costruire. E non mi sorprende che alcuni esponenti del centrodestra si siano convertiti all’ecologismo, dopo averlo contrastato in tutti i modi, come a suo tempo fece Forza Italia in Commissione Ambiente quando si affrontò il problema dell’Ilva. In altri termini il referendum è andato fuori strada ed è venuto progressivamente spostando il suo oggetto trasformandosi in un referendum sul governo, a favore o contro di esso, e da noi in Puglia addirittura tra Renzi e Emiliano. È uno scontro che non solo non è pertinente con i referendum, ma che non mi appassiona.

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Nel suo atto di nascita il partito democratico si propose ambiziosamente come la confluenza di più tradizioni tra le quali quella del riformismo ambientalista. Una tensione tra queste tradizioni è possibile, ma oggi più che mai trovare una sintesi è necessario ed urgente, non solo per il Partito Democratico, ma per il paese. È per questa ragione che voterò scheda bianca. C’è molto lavoro da fare, molti monoblocchi ideologici da smontare, ed è bene che, quale che sia l’esito del voto, si torni al più presto a parlare con serenità: tra tutela dell’ambiente e tutela dell’occupazione occorre costruire, a sud come a nord, un circolo virtuoso e perché questo accada occorre disponibilità al confronto, l’intelligenza di tutti e la volontà di tornare al futuro”.

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