Parlare del Bifest può essere terreno minato se non si affronta l’argomento con le dovute cautele e tenendo sempre a mente una cosa essenziale: è un evento che la città di Bari vive con grande attesa e partecipazione. Cosa, però, in questa edizione, la settima, ha convinto o non ha funzionato? Partiamo da alcuni numeri, che sono stati forniti nella conferenza stampa conclusiva della manifestazione: 75mila spettatori, 397 ospiti per 290 eventi con una spesa lorda di 1.100.000 euro. Numeri grandi, sicuramente impressionanti, che hanno catapultato i cittadini baresi in una dimensione cinematografica totale e hanno trasformato per una settimana la città in una grande passerella sulla quale si potevano facilmente incontrare attori e registi; dati, però, che vanno a scontrarsi con un’organizzazione che non sempre ha brillato.rnrnE’ stato certamente forte l’impatto di vedere alcuni spazi cittadini vestiti a festa: piazza del Ferrarese con il redcarpet e bellissime foto di attori che tutti, più o meno volontariamente, hanno avuto il piacere di conoscere e apprezzare; il politeama Petruzzelli illuminato e, finalmente, il teatro Margherita aperto al pubblico a ritmo serrato. Così come si sono ripetute le file, già viste nelle scorse edizioni, per prendere i biglietti di un film, partecipare agli incontri con attori e registi, seguire le master class, assistere ad eventi che difficilmente si sarebbero potuti organizzare altrimenti.rnrnAppropriata la scelta del tributo a Ettore Scola, permettendo a chiunque volesse rivedere i suoi film, di guardarli per la prima volta, di ricordarlo nella maniera più giusta: attraverso il suo lavoro. Certamente piacevole vedere gente che passava da un evento all’altro, avendo la possibilità di parlare di cinema e di sentir parlare chi il cinema lo fa. Gradevole il clima festivaliero, i cartellini al collo degli accreditati, le macchine che sfrecciavano con personaggi noti a bordo, così come assolutamente positivo il coinvolgimento delle scuole, dell’università, e dei tanti studenti che hanno vissuto in prima persona un’esperienza interessante e formativa.rnrnPerò, nonostante tutto lo scintillio, alcune domande andrebbero poste comunque: i film selezionati, a parte poche eccezioni, provenivano da altri festival e chi ha una seria passione per il cinema aveva già avuto modo di vederli. Non era possibile, dunque, cercare dei reali inediti, scegliendo inoltre una programmazione che fosse realmente internazionale? La spesa sarebbe stata certamente più elevata, ma la consistente cifra già stanziata, se non sufficiente, poteva essere ampliata dalla ricerca di sponsor disposti a investire per quella che dovrebbe essere una manifestazione di respiro internazionale.rnrnQuesta ricerca, per le prossime edizioni, sarà fatta in anticipo, adesso che è certo che il Bifest è stato rinnovato per i prossimi cinque anni? Sarebbe auspicabile, soprattutto per incrementare quei fondi che potrebbero, per esempio, essere investiti per far sì che anche altri spazi e luoghi possano venire utilizzati per il festival, e restino fruibili dai cittadini anche quando si chiudono le porte dorate della manifestazione. Il centro di Bari è sicuramente coreografico, mapossibile che solo un cinema, il Galleria, teatro Petruzzelli a parte, fosse disponibile per proiettare i film del Bifest? Non sarebbe stato più logico, e appropriato, coinvolgere la città tutta in un evento di tale portata come più spesso sottolineato dagli stessi organizzatori? Certo, non si poteva bloccare la programmazione cinematografica di un’intera città, ma scansionando meglio orari e luoghi, o utilizzando strutture preesistenti e abbandonate da tempo, le file sarebbero state evitate e più spazi cittadini sarebbero stati coinvolti, dando a tutti, anche a chi il centro città lo frequenta poco, la possibilità di godere della magia del cinema. Sicuramente sarebbe stato meno scenografico fare a meno della visione di lunghe code di persone in attesa, a volte inutilmente, però sarebbe stato più giusto.rnrnPer molti eventi, inoltre, era indicato il sold out sui siti preposti all’acquisto dei biglietti o alle stesse biglietterie mentre, una volta entrati in sala, molti posti risultavano vuoti. Bisogna certamente creare “l’evento”, spingere “l’attesa”, ma non sarebbe più corretto dare ad ognuno la possibilità di godere del clima festivaliero? Ovvio, tutto meno scintillante, ma sicuramente più fruibile, se il senso è quello di avvicinare ogni cittadino ad un evento che è prima di tutto suo, nella sua città.rnrn
Il Bif&st brilla ma non troppo
Pubblicato da: Alice Scolamacchia | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:11
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