BARI – Si tratta di una rivoluzione nel mondo universitario: un intero edificio aperto fino a mezzanotte. È il polifunzionale del Policlinico che, in seguito ad una richiesta dell’associazione Studenti per Medicina, resta a disposizione di ragazzi e professori dal lunedì al venerdì fino alle 24, il sabato fino alle 20 e la domenica sino alle 13. Una rivoluzione che sta avendo già i primi risultati: sono decine i ragazzi che restano fino a tardi all’interno della sala lettura dell’edificio, così come la scorsa domenica gli studenti presenti erano una trentina. “A Medicina – dichiara Carlo De Matteis, consigliere di amministrazione della coalizione Up e componente di Studenti Per – con la collaborazione del presidente della Scuola, abbiamo realizzato qualcosa che fino a poco tempo fa sembrava impossibile. Di fatto questi sono parte dei servizi che noi studenti chiediamo: la garanzia di poter vivere i nostri spazi per studiare, peraltro in una struttura giornalmente frequentata da centinaia di studenti provenienti da tutto l’Ateneo e anche dal Politecnico. I primi riscontri sono più che positivi e sono certo che l’apertura domenicale risulterà decisiva, come peraltro lo è nel resto del mondo”.
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Scenario opposto invece per gli spazi universitari nel Murattiano. Il palazzo delle Ex Poste rimane chiuso di sabato. “Abbiamo chiesto ai direttori dei Dipartimenti del Murattiano – prosegue De Matteis – di farsi carico in egual misura dell’estensione dell’orario per pagare il portierato, per una cifra ridicola se paragonata al bilancio di ciascuno dei dipartimenti. Tale estensione, oltre che dare un chiaro segnale di Università come bene comune, significherebbe dotare il centro di uno spazio studentesco aperto anche il sabato sino alle ore 20, proprio come abbiamo fatto per il medesimo plesso con l’estensione da noi formulata in settimana sino alle 22. Ma questo – conclude – non può essere l’unico luogo insieme al Policlinico ad essere aperto nel weekend o sino a tarda ora: deve essere un progressivo incremento, legato alla consapevolezza dei direttori che questa è una nuova era. Solo così si può cominciare a parlare di Bari città universitaria”.