Sono passati circa quattro anni dal nostro ultimo incontro nel PaoPao studio. Cosa è cambiato? rnrnIl Paopao studio prosegue nella linea che è stata tracciata tempo fa. Non ci sono stati grandi cambiamenti ma piuttosto uno sviluppo positivo, soprattutto nel modo di lavorare, nell’organizzare il tempo e gli impegni. Si è delineata maggiormente la ricerca artistica, soprattutto nell’ultimo anno in cui ho realizzato tre mostre personali: sono state molto apprezzate e mi hanno permesso di sviluppare alcuni temi che mi sono cari.rnrnQuattro anni fa l’esperienza a Berlino. Durante quest’arco di tempo ci sono state altre esperienze all’estero? rnrnSì: sono tornato in Germania, ho realizzato un lavoro a Parigi, una mostra collettiva in Cina, una piccolo festival in Svezia ed infine una personale in Svizzera. È sempre interessante trovarsi in realtà diverse dall’Italia perché impari tanto e questo ti permette di crescere. Penso che dovrei comunque impegnarmi di più per andare ancora all’estero con più continuità. Avere due bambini piccoli tiene però il mio baricentro fisso in Italia.rnrnTorniamo all’Italia. In questi ultimi anni c’è stata qualche esperienza particolarmente significativa, e qualcuna che al contrario è stata deludente? rnrnLe delusioni sono venute soprattutto dalla burocrazia e dalla gestione di certi Comuni con cui ho lavorato dove, per poter ricevere pagamenti di cifre irrisorie, bisogna affrontare difficoltà burocratiche degne delle dodici fatiche di Asterix; poi aspettare anche più di 6 mesi. Per fortuna l’entusiasmo e la passione degli organizzatori spesso ti fanno sopportare quello che altrimenti sarebbe insostenibile. Tra le esperienze più appaganti c’è stata la mostra a Parma organizzata da Chiara Canali, dove ho potuto dipingere un grande muro esterno e contemporaneamente fare una bella mostra in uno spazio istituzionale. In una settimana è stato possibile entrare in sintonia con il posto e lasciare un segno tangibile del mio passaggio. La mostra è andata molto bene, tanto che è stata prorogata, quindi ho potuto esibire entrambi i lati del mio lavoro. Purtroppo il tempo non è mai abbastanza per approfondire come si dovrebbe, tanto che uno dei buoni propositi che ci siamo imposti è fare meno, ma fare meglio.rnrnChe dire del pubblico, invece, é cambiato in questi ultimi anni? rnrnÈ cambiato il contesto: c’è tanto interesse, ma piuttosto superficiale. Da arte underground ormai la Street art è stata sdoganata, tanto che ci sono festival in tutta italia e interesse da tante amministrazioni comunali e aziende. C’è persino un reality show su Sky. Purtroppo vedo tanti squali, sciacalli e avvoltoi che tentano di speculare su quell’energia positiva che la Street art ha portato nell’arte contemporanea e nelle strade negli ultimi anni; questo rischia di farla morire prematuramente. Per fortuna ci sono tanti artisti che portano avanti con coerenza un percorso personale che magari è nato nelle strade, ma poi si sviluppa in più direzioni, uscendo dai cliché. Penso ad artisti come Blu, 108, ivan, 2501, Ozmo, ma anche artisti più giovani come Vlady, Fra Biancoshock, Tellas e tanti altri.rnrnCome si relaziona l’arte ai social media? rnrnCi sono forme d’arte che interagiscono con i social media in maniera quasi strutturale, e la Street art è una di queste. Se pensiamo alla diffusione che certe opere realizzate in luoghi remoti possono avere dal vivo – contro la loro diffusione nel Web – si capisce come Internet contribuisca attivamente alla diffusione del fenomeno.rnrnCosa sarebbe bello che cambiasse in Italia, da un punto di vista culturale? rnrnAndrebbero incentivati gli investimenti nell’industria culturale e nell’istruzione. Purtroppo in Italia si investe pochissimo, anche rispetto a tutti gli altri paesi europei. Abbiamo un patrimonio storico incredibile, delle eccellenze a livello universale. Penso all’antica Roma, al Rinascimento e al Design italiano. Si vive di rendita, ma senza valorizzare questo patrimonio e contemporaneamente non si costruiscono le basi per poter sviluppare nuovi discorsi. L’istruzione e la cultura sono investimenti strategici, mentre da noi un Ministro dichiara che con la cultura non si mangia; si toglie la storia dell’arte dalle scuole, in Italia! Si tratta invece di una componente fondamentale della nostra stessa identità come popolo. Se non si inverte il trend, l’Italia è destinata ad impoverirsi.rnrnPotete trovare Pao al sito www.paopao.it (eccezionale da un punto di vista grafico, ricco di lavori belli e divertenti, nonché di collaborazioni importanti) e sulla pagina fb Pao.rnrn rnrn[foogallery id=”11934″]
Pao: ecco come cambia la Street Art in Italia
Pubblicato da: Veronica Condello | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:08
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