Inizialmente, con una legge, la campagna per il “Sì” al referendum contro le trivelle doveva essere finanziata dal consiglio regionale con duecentocinquantamila euro. Alla fine si è optato per uno stanziamento volontario degli eletti, trattenuto dalla busta paga: è questo l’esito compromissorio stabilito dall’Assemblea legislativa con 34 voti a favore e 10 astenuti, su un ordine del giorno volto a ridurre le spese per la campagna informativa sul referendum abrogativo. Dallo stanziamento pubblico alla trattenuta volontaria dagli esiti finali incerti…
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Gli obiettivi saranno raggiunti con risorse ridotte?
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I consiglieri regionali NoTriv nei giorni scorsi avevano preannunciato di voler stampare centomila manifesti ed un milione di cartoline. Con le risorse ipotizzabili con gli stanziamenti individuali dei consiglieri, questo materiale difficilmente sarà messo disposizione dei comitati. Il presidente del Consiglio regionale, Mario Loizzo, è convinto che con una serie di economie si raggiungerà l’obiettivo “di informare i cittadini”. Intanto il governatore Emiliano ha evidenziato il risparmio per le casse pugliesi e sottolineato che la campagna si farà ugualmente “con i soldi nostri” (dagli emolumenti degli eletti). Infine la consueta rasoiata a Renzi: “Il premier sul referendum non ha pensieri – ha spiegato il presidente della giunta regionale – pensa ad altro, invita tutti a pensare ad altro”.
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Le opposizioni
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Duro contro la maggioranza il consigliere di Forza Italia, Nino Marmo: “Il centrosinistra è stato costretto a optare per una ridicola colletta, con mille euro a consigliere per la campagna referendaria”. Si lamentano anche i pentastellati che vedono i pugliesi penalizzati “dalle divisioni interne del Pd”. I consiglieri M5S, però, non informano – al momento – i cittadini su quanto devolveranno per questa campagna: solo mille euro o una somma maggiore visto che il movimento grillino è apertamente schierato con i NoTriv?
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@waldganger2000