Che il lavoro nella scuola veda una presenza femminile largamente prevalente è noto, ma vale ugualmente la pena soffermarsi su cifre che ci restituiscono in tutta la sua evidenza il fenomeno, suggerendo anche qualche spunto importante di riflessione. Non è privo di rilevanza, intanto, constatare che la prevalenza femminile riguarda sia l’area della docenza che quella del personale amministrativo, tecnico e ausiliario, anche se in quest’ultima le percentuali sono nettamente più basse che fra i docenti, con una presenza di donne attestata grosso modo sul 63 – 65% in tutti i profili professionali. Fra gli insegnanti la percentuale femminile è ben più alta, e supera il 78%, tuttavia con variazioni molto significative tra i diversi gradi di scuola. In quella dell’infanzia il corpo docente è praticamente tutto femminile (99,4%), situazione che cambia solo di poco nella primaria (96,1%); ma nella scuola media la percentuale scende al 78%, per calare ulteriormente (63%) alle superiori. Una diminuzione, cui ovviamente corrisponde l’incremento di presenza maschile, sicuramente non casuale, e le cui ragioni si fanno ancor più evidenti quando si prende in considerazione l’area della dirigenza scolastica, dove il rapporto fra i sessi diviene di sostanziale parità.
rn
Non occorre essere esperti di sociologia per cogliere in queste dinamiche il riflesso di una divisione dei ruoli che assegna con facilità alle donne compiti più vicini al maternage e si mostra più avara nel concedere spazi laddove sembrano accrescersi complessità e prestigio delle funzioni da svolgere. Anche questo ci dice quanto sia ancora lunga la strada da percorrere per un pieno riconoscimento di effettiva parità. Che tuttavia non è detto debba comunque risolversi in omologazione. Una cosa, per esempio, mi sento di dire: ogni profilo che rimandi a un concetto di “cura” si pone a un livello indiscutibile di valore. In quanto poi questo sia riconducibile prevalentemente alla figura della donna, ad esserne esaltate sono la bellezza e la forza di quello che possiamo definire uno specifico del “genio femminile”.
rn
Non sfugge a nessuno come questo diventi troppo spesso il pretesto per delegare quasi in toto alle donne ogni impegno e compito di cura, a partire da quelli in vario modo richiesti all’interno della famiglia, ma più in generale nella società. Compiti che si aggiungono, sommandosi, a quelli di lavoro, una situazione che ha per lungo tempo giustificato l’esistenza di talune agevolazioni per le donne in materia previdenziale, oggi superate da una legislazione di fatto paritaria. Si aggrava così il problema della conciliazione fra tempi di vita e di lavoro, aprendo prospettive inquietanti nelle quali tante donne sono costrette a fare i conti con la crescente complessità e gravosità del lavoro nella scuola mentre cresce, in parallelo, la loro età anagrafica. Non è certo agevole lavorare a certe età in classi e sezioni sempre più numerose, che comportano rilevanti responsabilità e notevole dispendio di energie.
rn
Anche per loro, come per tante altre professioni, vanno trovate soluzioni con indispensabili cambiamenti alla legge Fornero. La Cisl su questo sta spendendo il suo impegno: per la scuola siamo convinti che sia questa la via per ottenere un duplice risultato, venire incontro a giuste esigenze delle persone, in massima parte donne lavoratrici, aprendo anche spazi per un necessario ricambio e rinnovamento.
rn
Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola