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Studio dell’Uniba che riscrive le regole della biochimica

La ricerca ipotizza che strutture simili potrebbero essersi evolute su altri pianeti, aprendo nuove prospettive sulla diversità della vita nell’universo.

Pubblicato da: redazione | Lun, 24 Marzo 2025 - 14:03
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Un recente studio dell’Università di Bari ha messo in discussione un principio fondamentale della biochimica: l’idea che la vita utilizzi quasi esclusivamente un solo tipo di aminoacidi, quelli in forma L.
La ricerca, coordinata dal prof. Longo e pubblicata sulla rivista Astrobiology, suggerisce infatti la possibilità di proteine formate da sequenze alternate di amminoacidi L (dal latino Laevus sinistra) e D (Dexter destra) , aprendo scenari inediti sull’evoluzione della vita,
anche oltre il nostro pianeta.

Le proteine, fondamentali per il funzionamento della vita, sono composte
da catene di amminoacidi, molecole che esistono in due varianti speculari, D e L, secondo una proprietà nota come chiralità. Si è sempre pensato che la vita, dai batteri agli esseri umani, utilizzi solo la forma L degli aminoacidi, in base a un principio chiamato omochiralità.

Attraverso simulazioni al calcolatore, lo studio dimostra che la vita potrebbe invece basarsi su proteine eterochirali, cioè con sequenze miste di amminoacidi L e D, simili a note in una composizione musicale, LDLD o LDDL, con infinite possibilità. Questo risultato cambia il modo in cui si concepisce il ripiegamento delle proteine ovvero il processo con cui assumono la loro forma finale per svolgere funzioni biologiche.

Questo suggerisce l’esistenza di un’ampia varietà di strutture proteiche che, sebbene oggi estinte sulla Terra, potrebbero essere esistite in passato, forse influenzate da specifiche condizioni ambientali.
Tuttavia, esiste un’eccezione: le gramicidine, molecole prodotte da alcuni batteri, che rappresentano una rara traccia di questa biochimica alternativa. La ricerca ipotizza che strutture simili potrebbero essersi evolute su altri pianeti, aprendo nuove prospettive sulla diversità della vita nell’universo.

Ogni organismo vivente noto usa solo una delle due. Nello spazio, invece, sono entrambe diffuse. In basso, un frammento di una proteina progettata al computer che usa entrambe le versioni della molecola.

L’articolo: Casimo, Gianluigi, Gaia Micca Longo, and Savino Longo. “Beyond Homochirality: Computer Modeling Hints of Heterochiral Proteins in Early and Extraterrestrial Life.” Astrobiology 25.1 (2025): 22-31

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