Ha tenuto banco ieri pomeriggio in Consiglio comunale il caso Noema in merito alla richiesta dei costruttori di cambiare la destinazione d’uso di un palazzo di nuova realizzazione da terziario a residenza. Un cambio che era stato negato dal Comune tanto che gli imprenditori si sono rivolti (vincendo) prima al Tar e poi al Consiglio di Stato. Consiglio di Stato che, dando ragione a Noema, ha però rimandato al Comune la facoltà di decidere “caso per caso”. Ieri l’istruttoria (che prevede appunto il no al cambio per le nuove costruzioni) è stata approvata con 22 voti a favore e un astenuto (Giuseppe Carrieri di Forza Italia, l’unico a votare dell’opposizione).
La delibera approvata
Il Consiglio comunale ha approvato la delibera con la quale di fatto non consente il cambio di destinazione d’uso e con riferimento alle maglie del PRG destinate a terziario-direzionale, in ragione del sovradimensionamento delle previsioni residenziali del PRG e dagli interventi ex LR 14/09 rispetto ad un trend demografico in regressione dal 1976 ad oggi. Di contro si intende favorire le istanze finalizzate a favorire il riuso e il recupero del patrimonio edilizio esistente e a minimizzare il consumo di suolo rispetto a quelle di sostegno all’attività edilizia, in un ambito urbano caratterizzato dalla insufficienza delle dotazioni territoriali di “servizi per l’istruzione” e “attrezzature di interesse comune”. Nella delibera sono quindi indicate le aree dove non è possibile procedere con la trasformazione del terziario direzionale in residenziale laddove in presenza di edifici non costruiti.
Consiglio di Stato – la sentenza
La delibera è stata redatta e approvata in ottemperanza alla sentenza del Consiglio di Stato che ha rimesso alla facoltà dell’Ente la possibilità di consentire il cambio di destinazione d’uso (ferma “…la natura prescrittiva dell’estensione della disciplina regionale anche agli immobili non ancora realizzati….”) purchè ciò avvenga “caso per caso……ed individuando le aree in cui consentirlo…”. La medesima pronuncia permette quindi testualmente all’Ente “…..di decidere per il tramite di una propria delibera consiliare non solo di avvalersi o meno della facoltà di consentire il mutamento della destinazione d’uso, ma altresì di individuare le parti di territorio comunale in cui riconoscere l’anzidetta possibilità di mutamento della destinazione, con l’unico limite che, ove l’amministrazione decida di consentire tale mutamento, […] non può escludere tale facoltà con riferimento agli immobili non ancora realizzati o in corso di realizzazione …”.
Il Comune ha quindi ribadito il suo diniego, seguendo la linea adottata sin dal 2021 quando, a differenza di quanto indicato dalla Regione Puglia, aveva concesso i cambi di destinazione d’uso solo per il patrimonio esistente e non per le nuove costruzioni.